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LNG senza freni: la Francia denuncia speculazioni Usa. E dall’Ue arriva l’ok al credito di imposta per gli autotrasportatori

3,2 euro/kg: è la quotazioni ufficiale raggiunta dall’LNG la scorsa settimana. Quando da Bruxelles è arrivato il via libera al decreto che stanzia 25 milioni per compensare gli autotrasportatori – tramite un credito di imposta del 20% – dei sovrapprezzi pagati da febbraio in avanti per acquisti di LNG. Intanto, in Francia, il ministro dell’Economia denuncia gli Usa: «Vendono il gas liquefatto in Europa a un prezzo quattro volte superiore a quello praticato a casa loro»

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Mentre il gasolio supera i 2 euro al litro, il metano liquefatto (LNG) arriva a quasi 3,2 al chilo e quello gassoso per autotrazione arriva a sfiorare i 3,7 euro. Dopo una breve parentesi in cui i prezzi dei carburanti sembravano diminuire, la scorsa settimana hanno ripreso a correre in maniera impazzita. In realtà, esiste una logica e una giustificazione dietro ogni cosa. E non sempre appare come quella più scontata. Per fortuna, però, in questo caso insieme alle cattive notizie se ne registra anche una sicuramente positiva.

Semaforo verde di Bruxelles al decreto per concedere aiuti agli autotrasportatori

Parliamo del via libera giunto dalla Commissione europea allo schema di decreto firmato nei giorni scorsi dal ministero delle Infrastrutture per stanziare 25 milioni di euro per sostenere gli operatori del trasporto merci su strada che utilizzano camion a LNG. La notizia appare tanto più importante perché potrebbe avvicinare il momento con cui rendere operativa una misura attesa da tempo, visto che è stata adottata già lo scorso 23 marzo, e che consiste nella concessione di un credito di imposta del 20% delle spese sostenute al netto dell’Iva a partire dal 1° febbraio e fino alla fine dell’anno. A questo punto, infatti, con il semaforo verde di Bruxelles, manca soltanto la firma degli altri ministri coinvolti nella misura e quindi la pubblicazione definitiva in Gazzetta Ufficiale, con cui potrà iniziare la procedura per fare arrivare i soldi nelle tasche delle imprese. Certo, visto quanto è accaduto con la concessione del credito di imposta parametrato alle spese di gasolio, l’operazione non sarà brevissima. Ci si augura che si contraggano al massimo i tempi e che soprattutto si renda procedura estremamente più semplice.

L’ira della Francia per i prezzi americani

Ma per quale motivo il gas, in particolare liquefatto, ha raggiunto questi prezzi? La risposta generica solitamente punta il dito alla guerra e alla crisi energetica che ha innescato. Anche se in realtà la dinamica al rialzo dei prezzi era iniziata già prima dell’inizio del conflitto e negli ultimi tempi sta seguendo percorsi che con la guerra non hanno direttamente un nesso. Il problema principale della situazione attuale sembra più che altro guardare agli Stati Uniti, paese che negli ultimi tempi ci vende ingenti quantitativi di LNG per aiutarci a fronteggiare la situazione. Ma di certo non lo fa per spirito caritatevole. Questo è almeno ciò che denuncia apertamente il ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire, che parlando davanti al Parlamento (Assemblea nazionale) ha accusato a chiare lettere gli Stati Uniti di vendere il loro gas liquefatto «a un prezzo quattro volte più alto rispetto agli industriali americani». Un’azione di fatto anche poco lungimirante visto che «un indebolimento economico dell’Europa non è nell’interesse degli Stati Uniti e per questo dobbiamo trovare rapporti economici più equilibrati tra i nostri alleati americani e il continente europeo».
Una situazione per Le Maire inaccettabile, perché «la guerra in Ucraina non deve sfociare in una dominazione economica americana e a un indebolimento dell’Unione europea». Eppure le cose hanno preso esattamente questa direzione.

Numeri per capire una speculazione

Lo dicono i numeri: una ricerca di Refinitiv ha quantificato che nei primi sei mesi del 2022 gli Usa hanno inviato all’Europa il 68% del loro export di LNG – a fronte di un 30% circa dello scorso anno – pari a 39 miliardi di metri cubi di metano da rigassificare. Ma fino allo scorso anno buona parte di quel quantitativo era destinato ad Asia e a Sudamerica, che in questa fase non potrebbero pagare quanto accetta di versare il vecchio continente. Dal punto di vista europeo, la percentuale di importazioni di LNG proveniente dagli Usa è passata dal 28 al 45% nel corso di pochi mesi.
A questa competizione tra Stati, poi, si aggiunge anche quella tra imprese. Quelle europee, stando ai conti di Reuters, pagavano a inizio luglio 34 dollari per milioni di unità termiche britanniche (mmBtu), quando negli Stati Uniti ci si fermava a 6,12 dollari. A settembre, dopo una breve parentesi di fine estate, quando il prezzo era sceso a 38 dollari, siamo saliti anche oltre i 60, con una media di 57,8 dollari, quando negli Usa si spendono 8 dollari. Che significa, in realtà, non quattro, ma più di sette volte in meno. 
Sia chiaro, il fatto che il gas costi più in Europa che negli Usa è assolutamente normale, visto che sono i primi produttori al mondo di questa materia prima. Così come è normale che i costi di un prodotto che arriva via nave dall’altra parte dell’oceano siano più alti rispetto a quelli garantiti da un trasporto via pipeline. Però, i numeri attuali non possono che far pensare a una forte volontà speculativa. E anche per questo Le Maire, intervenendo a una riunione dei ministri delle Finanze del G7, ha chiesto agli Stati Uniti la consegna alla Francia di un gas naturale liquefatto «più economico». «Ci aspettiamo di più dall’amministrazione americana», ha affermato, spiegando comunque che la Francia sta cercando «di ottenere GNL più economico attraverso un approccio a lungo termine».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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