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Maria Pavesi, Ricercatrice PoLiMi: «Serve più contaminazione per avvicinare le donne alle materie STEM… e alla logistica»

Giovane, anzi, giovanissima, ma con una spiccata passione per la logistica nata durante il percorso di studi universitario in Ingegneria gestionale al Politecnico di Milano. Oggi Ricercatrice dell’Osservatorio Contract Logistics e Ricercatrice Senior degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, Maria Pavesi racconta il settore da un altro punto di vista…quello della Ricerca.

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Maria Pavesi, Ricercatrice Senior degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano

«Spesso si fraintende che cosa sia davvero il mondo dei trasporti, si pensa solo al camionista o al padroncino, ma dietro c’è molto di più. Se si crea cultura si comprendono meglio anche le prospettive e le opportunità che il settore della logistica può offrire, anche per le donne». Maria Pavesi, classe 1993, è Ricercatrice Senior degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, oggi indiscusso punto di riferimento sull’Innovazione Digitale in Italia. Una realtà d’eccellenza composta da un team di quasi cento studiosi, tra Professori, Ricercatori e Analisti, in cui l’età media è di soli 32 anni e le donne sono più della metà, il 54%. L’Ingegner Pavesi è una di queste.

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Come è iniziata la sua carriera nel mondo della Ricerca?

Sei anni fa, dopo la laurea al Politecnico in ingegneria gestionale, ho ricevuto una proposta di lavoro come Ricercatrice dagli Osservatori Digital, una realtà che mi ha da subito incuriosita. Mi piaceva l’idea di fare ricerca empirica ed essere a diretto contatto con le imprese del settore. E così ho iniziato la mia attività con l’Osservatorio Smart Agrifood che si stava costituendo proprio in quel momento con l’obiettivo di analizzare gli impatti dell’innovazione digitale nell’ambito delle filiere agroalimentari. Fu in quell’occasione che iniziai ad occuparmi di progetti di logistica legati al mondo agrifood e conobbi Damiano Frosi, Direttore dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet”. Appena vi fu occasione, consapevole della mia passione per il settore, mi coinvolse anche nell’Osservatorio Contract Logistics, di cui oggi sono Ricercatrice Senior.

Di cosa si occupa oggi all’interno dell’Osservatorio?

Mi sto specializzando sulla logistica Healthcare. Sono infatti responsabile del Tavolo di Lavoro costituito dall’Osservatorio il cui obiettivo è calare nel particolare del settore Healthcare i trend del mercato che studiamo a 360 gradi.

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Cosa l’ha portata a scegliere la logistica come ambito dei suoi studi?

La passione per il settore è nata durante gli anni di università. La logistica è infatti uno dei pilastri dell’ingegneria gestionale. Ho avuto la fortuna di incontrare lungo il mio percorso persone che a loro volta mi hanno trasmesso passione e interesse, tra cui il Professor Marco Melacini, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics. Solo conoscendo da vicino questo ambito mi sono resa conto di quanto fosse stimolante. Un settore sempre in costante evoluzione che sta affrontando anche delle sfide importanti, prime tra tutte l’innovazione e la sostenibilità. Ho capito che poteva offrirmi molto, sia a livello di crescita professionale che come interesse personale.

Quello delle materie STEM (Scienze-Tecnologia-Ingegneria e Matematica) è un settore nel quale si rileva un importante gender gap. Nel mondo, meno di 4 laureati su 10 in queste materie sono donne. Cosa bisognerebbe fare, dal suo punto di vista, per ridurre la disparità e avvicinare anche le donne a questo tipo di formazione universitaria?

Io credo sia necessario stimolare di più la curiosità, perché a volte l’interesse verso queste materie manca solo perché non si conoscono davvero a fondo le opportunità che possono offrire. Io ho tre fratelli maschi per cui posso dire di essere stata fortemente influenzata dal mondo maschile e mi sono resa conto che i bambini, a differenza delle bambine, fin da piccoli vengono messi a confronto con questi temi. Prendiamo come esempio i giocattoli. Hanno un ruolo fondamentale perché stimolano l’interesse e la curiosità. In un bambino che gioca con un robot o una macchinina può nascere appunto la curiosità di scoprire come è costruito e il desiderio di costruirlo con le sue stesse mani. Invece, si dà un po’ per scontato che ci siano dei preconcetti sul fatto che le bambine giocano con le bambole mentre i maschi giocano con i videogiochi, ed è sbagliato. Sarebbe molto importante creare un po’ di contaminazione, fin dalle scuole elementari, per stimolare anche le bambine a pensare “anche a me piacerebbe fare questa cosa”. Poi ovviamente c’è anche la componente personale, l’indole, i talenti, che ognuno scopre il modo di mettere a frutto a seconda delle proprie passioni. Io devo ammettere di aver avuto un percorso molto fortunato perché non ho mai percepito barriere particolari per il mio essere donna. Nei corsi di ingegneria gestionale la presenza femminile è piuttosto elevata rispetto ad altri. Non esistono, o almeno non ho mai constatato, barriere all’ingresso di questi percorsi di studi per il solo fatto di essere donna. Quello che manca quindi è lo stimolo a intraprenderli.

Qual era il suo sogno nel cassetto da bambina? Si immaginava Ingegnere?

Assolutamente no, ci sono arrivata con il tempo, maturando i miei talenti e le mie passioni. Mi sarebbe piaciuto lavorare con gli animali.

Durante gli anni universitari ha anche avviato una startup…

Sì, io e un compagno di studi. L’idea era quella di associare il mondo digital a quello fisico, trovando il modo di far rivivere le emozioni di un tempo, quelle che si provavano quando si mandava una lettera o un bigliettino al posto di un messaggio su Whatsapp, decisamente più effimero. Partendo da questa idea abbiamo sviluppato una soluzione basata su mobile app e codici QR che fossero univoci e scrivibili. In pratica, era possibile abbinare un QR code a un oggetto e fare in modo che su di esso rimanesse per sempre un pensiero o un messaggio. In realtà, tolto il lato più sentimentale, le applicazioni erano diverse e in diversi ambiti. L’idea alla fine non prese piede sul mercato, ma ci ha aiutati a farci le ossa sul mondo del lavoro.

Quali sono i progetti più interessanti sui quali state lavorando oggi all’interno dell’Osservatorio Contract Logistics?

Oggi nella logistica stiamo vedendo tanta innovazione e svariate sperimentazioni, soprattutto per quanto riguarda la tracciabilità dei colli e delle spedizioni e il monitoraggio dell’ultimo miglio, per esempio con lo sviluppo di soluzioni mobile. Anche le innovazioni di magazzino sono uno degli ambiti più all’avanguardia in cui si parla già di automazione, robotica, droni e sperimentazioni, soprattutto in ambito sanitario, che danno un segnale di stimolo e forte interesse per l’innovazione nel settore. Oggi stiamo seguendo anche il progetto di una startup di mobile app in grado di offrire alle aziende soluzioni semplici, versatili e sostenibili che consentano lo yard management, cioè la gestione dei piazzali, degli arrivi dei mezzi e delle uscite. Tema centrale visto il problema delle attese. Insomma, gli stimoli sono tanti e diversi, c’è un bel fermento nel settore.

Dal suo punto di vista, la digitalizzazione potrebbe favorire l’ingresso delle donne nel settore?

Il mondo Digital conta già una presenza femminile più elevata rispetto ad altri. Man mano che la digitalizzazione verrà portata anche nel settore logistico, credo che anche le donne arriveranno. Serve creare cultura intorno a questo settore, spesso frainteso e sconosciuto, per far meglio comprendere le prospettive e le opportunità che offre, anche alle donne.

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