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I robot che consegnano nella città dei 15 minuti

Furgoncini a guida autonoma, negozi semoventi che cercano il cliente, metaversi sovrapposti alla realtà di base. AL WMC il futurologo Greg Lindsay ha illustrato così la mobilità urbana del futuro

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Dirigibili urbani che consegnano pacchi attraverso droni, monopattini e furgoni-robot a guida autonoma, negozi semovibili che fanno consegne spostandosi davanti ai clienti. Sono alcuni degli scenari futuri illustrati da Greg Lindsay, un futurologo di fama internazionale, giornalista e professore associato al MIT (Massachusetts Institute of Technology) e a New Cities, durante il suo intervento al Webfleet Mobility Conference.

«Il futuro è già qui, solo che non è ancora equamente distribuito», ha detto Lindsay prendendo in prestito le parole dello scrittore William Gibson, «e quindi bisogna prepararsi a ripensare business, logistica e sedi di lavoro». Nel delineare la mobilità urbana del 2032, l’esperto statunitense ha poi spiegato che, secondo la sua visione, «sono tre le tendenze emergenti della mobilità che si svilupperanno nel prossimo futuro».

«La prima è la 15 minutes economy, che ha subìto una spinta dalla pandemia, ma che era presente anche prima, ovvero la possibilità di trovarsi a 15 minuti di distanza da tutto ciò che ci serve per vivere una vita completa (come è in progetto a Parigi). In America, a Los Angeles, Amazon ha creato un sistema di distribuzione per cui il driver non si allontana mai oltre 15 minuti dal negozio, continuando a fare consegne entro un raggio di un miglio dalla sede centrale. Per questo Amazon e concorrenti (Walmart, Rivian) acquisiscono sedi urbane centrali per raggiungere zone ad alta densità abitativa. In questo scenario le consegne saranno effettuate da camion o altri veicoli elettrici, trainate dal desiderio di comodità accelerato dalla pandemia. Grandi magazzini abbandonati dalla crisi scatenata dal Covid 19 si trasformeranno presto in una combinazione di magazzini, negozi ma anche unità residenziali, con le case sopra ai capannoni e consegne all’interno dello stesso palazzo. Mentre prima nell’e-commerce si combatteva per l’ultimo km, adesso lo si farà per l’ultimo metro e per il controllo dei dati dei clienti».

Lindsay ricorda a questo proposito che REEF Technologies ha acquistato 4.500 parcheggi commerciali negli Usa, posizionando lì degli edifici minimali semovibili – apparentemente un incrocio tra un food truck e un container – che possono operare nel parcheggio o in qualsiasi luogo con la funzionalità di un edificio. Si superano così le restrizioni d’uso degli immobili e si recuperano allo stesso tempo dati sulle persone e le loro esigenze, «strutture mobili capaci di soddisfare le domande dei clienti dove si trovano».

Questi edifici flessibili cominceranno poi a guidarsi da soli – ed è questa la seconda tendenza: l’autonomous everything, «che non si applicherà quindi solo alle auto o ai veicoli industriali e commerciali, ma anche appunto a edifici che si gestiscono da sé. I costi diminuiranno e si ridimensioneranno col tempo e sarà così possibile inserire l’autonomia, le fotocamere e il sistema Lidar a costi bassi… in un negozio».

Mobymart

«In Cina ad esempio – racconta Lindsay – è stato sviluppato un prototipo di negozio autonomo, il Mobymart, che a Shangai riesce a posizionarsi in aree trafficate, dove gli utenti possono usare il telefono per effettuare acquisti direttamente nel negozio mobile. Di notte poi si sposta per essere ricaricato e rifornito. I veicoli autonomi Nuro di Waymo, poi, recapitano già la pizza a Houston per Domino’s e hanno già l’autorizzazione per la consegna sulle strade pubbliche della California. In Cina, Neolix distribuisce con mezzi autonomi il cibo per KFC ai clienti dove si trovano, senza bisogno di negozi, e così via».

«È quindi possibile immaginare un mondo dove edifici che si guidano da soli vanno a cercare la domanda – sottolinea il futurologo – Negli USA Tortoise ha utilizzato ad esempio il suo robot di consegna automatico come negozio autonomo, permettendo ai clienti di acquistare con carte contactless i cibi portati (biscotti e altri dolci)».

Terzo e ultimo trend è il Metaverso, inteso come mondo in cui le informazioni si sovrappongono alla realtà che ci circonda, con app che consentono a tutti di sovrascrivere la realtà e creare livelli di dati sul panorama attorno a loro. Pare che Apple abbia 500 tecnici al lavoro per inserire la realtà aumentata negli occhiali da sole. «Ma bisognerà pensare anche come regolamentare questo panorama – avvisa Lindsay – e a raccogliere dati e usare strumenti per aiutare la città a creare una realtà di base in un mondo di metaversi a confronto. Dovremmo quindi avere infrastrutture e strade che rimangono tali. Con lo sviluppo della telemetria e il rilevamento di persone e cose nell’ambiente costruito, questi nuovi strumenti sapranno mappare le cose anche in questo diverso spazio-tempo, sparso in svariati metaversi».

Metaverso

In alcuni possibili futuri, infine, potrebbero svilupparsi anche soluzioni meno radicali, come ad esempio utilizzare i robot di consegna non per eliminare posti di lavoro umani, ma per crearne di nuovi, «prevedendo i robot come trasportatori e gli esseri umani come portatori dell’ultimo metro, assunti da complessi residenziali multifamiliari o imprenditori locali per accelerare i tempi di consegna in loco».

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