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Compagnia sbagliata

Non riuscire a effettuare una consegna o un ritiro nei tempi previsti, non sapere quando sarà possibile rientrare a casa, non avere la tranquillità di riposare in un’area di sosta tranquilla… Sono alcuni dei pensierini che spesso mi girano nella testa e montano a tal punto da mettermi in uno stato di agitazione. Speravo che con il tempo ci avrei fatto l’abitudine. Perché invece peggiora e si trasforma in malessere?
Bruno A_San Donato Milanese

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L’ansia è una reazione emotiva che nasce dalla percezione di una minaccia futura. Mentre la paura è scatenata da uno stimolo preciso e ben identificabile (ad esempio vedere un’auto che improvvisamente invade la nostra corsia in senso opposto e ci si dirige contro), l’ansia non è contraddistinta dall’effettiva presenza di un evento esterno scatenante: secondo la definizione dell’Associazione degli psichiatri americanil’ansia è l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da alterazioni dell’umore e/o da sintomi fisici di tensione. L’ansia, quindi, non è sempre patologica, tutt’altro, è un’emozione indispensabile per la sopravvivenza della specie umana che si basa sulla capacità di immaginare mentalmente le situazioni e i possibili esiti, una sorta di sistema di allarme che prepara a affrontare un pericolo qualora esso effettivamente si verifichi in futuro.

«L’ansia è l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da alterazioni dell’umore e/o da sintomi fisici di tensione»

Si comprende dunque come un certo grado di ansia sia fisiologica e funzionale anche in attività che richiedono impegno, attenzione e concentrazione perché, come dimostrano molti studi, aiuta a migliorare le prestazioni. A volte però si può sviluppare una reazione eccessiva che genera un disagio che compromette la serenità della vita e del lavoro. In questo caso si parla di ansia patologica che si può strutturare in un’ampia e varia costellazione di “disturbi” cioè di sintomi cognitivi, fisici, emotivi e comportamentali molto soggettivi e contingenti: apprensione, preoccupazione, sensazione di vuoto o di sbandamento, “nodo alla gola”, palpitazioni, sudorazione o mani fredde e bagnate, tremori, nausea, disturbi addominali, diarrea, vertigini, respiro corto, disturbi del sonno, comportamenti evitanti volontari o involontari diretti alla fuga o all’allontanamento dalla fonte di agitazione fino ad arrivare a attacchi di panico o disturbi ossessivo-compulsivi. Alcune ricerche hanno chiaramente dimostrato come i conducenti professionisti siano particolarmente esposti al rischio di sviluppare disturbi d’ansia proprio per la natura e le caratteristiche dell’attività lavorativa. Secondo un sondaggio tra gli autotrasportatori proposto circa un anno e mezzo fa da questa rivista, al primo posto tra i “generatori” dei disturbi di ansia sul lavoro figura il “fattore tempo”: soste prolungate ai terminal, tempi morti e soprattutto attese bibliche per il carico e lo scarico delle merci che compromettono la programmazione e la gestione del lavoro.

Seguono il “fattore azienda” legato agli orari e ai ritmi frenetici e irregolari, ai turni, alle richieste pressanti, quindi i rapporti interpersonali e infine le condizioni della strada e del viaggio. Tutte queste situazioni, appunto, possono tradursi in uno stato ansioso più o meno intenso e prolungato, più o meno patologico che può condizionare incertezze o errori alla guida, percezioni e reazioni inadeguate e scomposte, violazioni del codice stradale, incidenti. I manuali diagnostici di riferimento ci dicono che l’ansia si definisce patologica quando i sintomi si manifestano più volte e interferiscono fortemente con la vita quotidiana, ostacolandola e limitandola. Guidare in uno stato di ansia non è mai consigliabile, ma è anche peggio cercare di mettersi comunque alla guida cercando di affrontare lo stato ansioso con i farmaci. Sempre meglio farsi aiutare da uno specialista e perché no affrontare e provare a risolvere alcune delle situazioni lavorative ansiogene.

Buon viaggio!

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Annagiulia Gramenzi
Annagiulia Gramenzi
Ricercatore Dip. medicina clinica Univ. Bologna
Scrivete a Annagiulia Gramenzi: salute@uominietrasporti.it

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