«Siamo dinnanzi a un paradosso. Le previsioni sulle dinamiche occupazionali di medio e lungo termine nel trasporto e nella logistica appaiano in crescita. Eppure, il fabbisogno della domanda di mercato non riesce ad essere coperto a causa della carenza di personale. Questo la dice lunga sul fallimento delle politiche attive sul lavoro portate avanti nel corso degli anni nel nostro Paese». Usa toni decisi la viceministra delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Teresa Bellanova, intervenuta in occasione dell’assemblea annuale di Anita che si è tenuta questa mattina a Roma, per parlare, tra i vari temi all’ordine del giorno, anche dell’ormai noto problema della carenza di autisti.
«Dobbiamo guardare in faccia la realtà – ha dichiarato – Politiche attive efficaci avrebbero messo in condizione questo Paese di avere le persone formate per i settori in cui servono quelle persone. E invece ci ritroviamo con settori in cui c’è abbondanza di personale ed altri, come l’autotrasporto, in cui mancano ad oggi 17.000 figure professionali. Purtroppo queste professionalità non sono state formate».
La viceministra ha sottolineato che per il pieno rilancio del settore dell’autotrasporto non bastano solamente le risorse, sia pur ingenti, stanziate dal Pnrr e dalla legge di bilancio 2022. Considerato che il nostro Paese soffre importanti diseconomie e lungaggini burocratiche legate all’accesso alla professione di autista, per la Bellanova sarebbe auspicabile in questo senso porsi innanzitutto obiettivi che vadano nella direzione della sburocratizzazione, della rispettabilità salariale e professionale, della semplificazione in ambito di formazione.
In questo contesto, centrale è quindi la necessità di rendere più «attrattiva» la professione dell’autista. Un primo passo importante da questo punto di vista, sostiene Bellanova, è stato già fatto con l’approvazione nel DL Infrastrutture dell’emendamento che prevede l’erogazione di un contributo al 50% dei costi a titolo di rimborso sostenuti dai percettori del reddito di cittadinanza, fino a 35 anni di età, per il conseguimento della patente e delle abilitazioni professionali per la guida di veicoli destinati all’attività di autotrasporto di merci.
Una misura che è stata finanziata con un milione di euro e che però rappresenta solo il primo tempo della partita. «Adesso tocca a tutti noi, compreso il partenariato sociale, assumere come sfida questa: non è possibile che in questo Paese – ha rimarcato con forza Bellanova – si spendano miliardi per tenere le persone inattive e non si investa invece nella formazione per dare a quelle persone l’opportunità di un lavoro e, più nello specifico, di un lavoro qualificato».
Per la viceministra il «secondo tempo» della partita si gioca dunque proprio qui: nell’investire sulla formazione. Ma non solo. Cruciale è anche il dare risalto al valore del lavoro. «Abbiamo smarrito l’idea – ha continuato – che c’è un valore del lavoro anche nei lavori umili e manuali. Qualcuno di voi me l’avrà sentito dire fino alla noia: durante il lockdown la nostra normalità è stata garantita dagli autisti, dai braccianti agricoli, dagli operai, dagli addetti agli alimentari. È arrivato il momento in cui assumiamo questo come parametro su cui misurare le nostre capacità e le nostre competenze. C’è bisogno di ragionare sul rendere più qualitativamente accettabile lo svolgimento di questi lavori e, laddove necessario, intervenire con una leva fiscale per andare a sostenere i cosiddetti lavori poveri. Su questo noi dobbiamo aprire una sfida importante».
La viceministra ha poi annunciato che proprio su questi temi sarà convocato entro Natale un tavolo di confronto, tavolo al quale è stato invitato a partecipare anche il Ministero dell’Istruzione. «Tutti i partecipanti dovranno misurarsi – ha concluso – sapendo di dover svolgere insieme un lavoro molto impegnativo per il futuro del Paese».