Da «London Calling» a «Driver Calling» è un attimo. Il Regno Unito le sta provando tutte per risolvere il grave problema della carenza di autisti. Un problema che, ormai da tempo e forse più di ogni altro Paese in Europa, sta mettendo a dura prova l’autotrasporto e più in generale l’intero tessuto socio-economico d’oltremanica.
Il governo di Boris Johnson ha infatti diramato un provvedimento straordinario in cui viene prolungata la possibilità di eseguire operazioni di cabotaggio nel suo territorio per un periodo temporaneo di 6 mesi. La misura, a firma del Dipartimento dei Trasporti britannico, è entrata in vigore il 28 ottobre scorso e sarà in vigore fino al 30 aprile 2022 (ma non riguarda l’Irlanda del Nord).
Nello specifico, sono consentiti trasporti di cabotaggio illimitati di mezzi pesanti per un massimo di 14 giorni dopo l’arrivo nel Regno Unito con un viaggio internazionale «carico», ben oltre le regole sul cabotaggio della UE (che, come è noto, prevedono attualmente un massimo di 3 trasporti consecutivi ad un trasporto internazionale, entro 7 giorni dallo scarico di merci). Ma tale estensione del cabotaggio è anche più ampia rispetto alle norme in materia previste dall’Accordo UE-UK del 24 dicembre 2020 che consente ai vettori UE un massimo di 2 trasporti di cabotaggio nell’arco di 7 giorni, consecutivi a un trasporto internazionale.
Nella provvedimento si fa inoltre riferimento al fatto che possono effettuare tali trasporti «operatori di qualsiasi Paese», indipendentemente dal fatto che si trovino nella UE o coperti da un accordo CEMT o in caso di autorizzazione bilaterale. Insomma, si tratta di un tentativo disperato del governo d’oltremanica, che tuttavia precisa che potrebbe «revocare tale misura, qualora il provvedimento non risultasse più efficace».
Per il Regno Unito si tratta dell’ennesima misura messa in atto per contrastare il grave problema della carenza di autisti. Proprio alcune settimane fa, il governo londinese aveva cercato di correre ai ripari rilasciando 5.000 visti di lavoro temporanei ai camionisti dell’Ue. E prima ancora, aveva semplificato l’iter delle patenti per diventare camionisti. Tutte misure che, evidentemente, non sono bastate a risolvere un problema che è diventato ormai strutturale.