L’aumento incontrollato del prezzo dei carburanti (in un anno gasolio +25%, Gnl +105%), nonché dell’AdBlue, sta mettendo a dura prova l’autotrasporto, già fortemente stressato da una serie di problemi ben noti: su tutti, la carenza di autisti, ma anche il nodo green pass per autisti stranieri.
Adesso, la stagione dei rincari che stiamo vivendo a causa della crisi energetica internazionale rischia di dare il colpo di grazia a un settore su cui aleggia sempre più lo spettro di quanto avvenuto in Regno Unito. Secondo quanto dichiarato da Vittore Fulvi, presidente della Fai Umbria, in un’intervista rilasciata a Il Corriere dell’Umbria, «prima eravamo eroi, adesso siamo diventati fantasmi. Se le istituzioni nazionali non interverranno subito, il rischio concreto sarà proprio quello di fare la fine dell’Inghilterra con i trasporti nel caos più totale».
In questo momento di difficoltà, associazioni, aziende ed autotrasportatori fanno sentire compatti la propria voce. Sempre il quotidiano umbro racconta di un flashmob a Lidarno, organizzato della Fai sezione Umbria, per protestare contro le gravi difficoltà in cui versa il settore, in particolare sul tema del caro-carburanti, e insieme sensibilizzare istituzioni e consumatori.
Augusto Cucchiarini, titolare di un’azienda di autotrasporti a Città di Castello e partecipante attivo del flashmob, ha provato a fare due conti arrivando a stimare che, con quest’aumento incontrollato dei prezzi alla pompa, un camion che percorre 10.000 chilometri al mese e consuma 4.000 litri di gasolio andrà a pagare tra i 1.000 e i 1.200 euro in più al mese di carburante rispetto all’anno scorso. E per i mezzi a metano il peso dei rincari è ancora più rilevante. «Per un mezzo che percorre di media 10.000 chilometri al mese e consuma 3.500 chili di metano – evidenzia – parliamo di una perdita molto più consistente, di circa 2.500 euro».
Il rischio concreto di questa situazione, denuncia Carlotta Caponi, segretaria Fai Umbria, è quello di essere costretti a fermare la circolazione dei mezzi pesanti. «Noi vogliamo fare impresa – afferma – però il totale sotto la riga deve avere un segno positivo. Altrimenti non fermeremo il Paese, ma sicuramente fermeremo i nostri mezzi nei piazzali».
Per questo motivo l’associazione chiede maggiore attenzione dalla politica, e non solo sul fronte dei rincari ma anche sugli altri temi caldi: carenza di autisti e obbligo del green pass. «Mancano 17.000 autisti all’appello – conclude Caponi – e non è stata presa nessuna contromisura per supportare tutti coloro che vogliono accedere al mercato del lavoro, come ad esempio corsi di formazione a costi calmierati. Inoltre è stato richiesto il green pass a tutti coloro che hanno magari ricevuto i vaccini all’estero e questi vaccini non vengono riconosciuti, piuttosto che la possibilità di organizzare dei tamponi in hot spot su strada».