Un fulmine a ciel sereno. È vero che qualche nuvoletta si stava stagliando all’orizzonte, che il fastidio per il continuo spuntare di nuove associazioni di autotrasportatori era da tempo tangibile, che qualche attrito fra le stesse rappresentanze «storiche» aveva provocato un po’ di malumore, che la stessa rappresentatività delle associazioni – come del resto tutto il sistema delle rappresentanze – si mostrava in affanno, ma il decreto legge Infrastrutture, approvato il 2 settembre scorso dal Consiglio dei ministri, è stato un vero e proprio uragano che si è abbattuto ai primi di settembre sull’Albo degli autotrasportatori, stravolgendo il metodo di composizione del Comitato centrale, peraltro in fase di rinnovo.
Con un comma di nove righe (il numero 11 dell’art. 5), il provvedimento ha stabilito che mentre prima le associazioni dell’autotrasporto riconosciute (quelle aderenti a Confederazioni presenti nel Comitato nazionale dell’economia e del lavoro e con determinati requisiti organizzativi) indicavano direttamente il proprio rappresentante in seno all’organismo, ora la scelta delle associazioni è affidata alla Confederazione di appartenenza che ne potrà indicare sola una.
Una sciabolata improvvisa che – salvo diversa interpretazione o modifiche in sede di conversione del decreto – riduce il numero delle associazioni presenti da tredici a otto, rischiando di tagliar fuori rappresentanze storiche come la Fiap (fondata nel 1949) o più recenti, ma ormai consolidate per numero di aziende e presenza sul territorio, come Assotir. Ovviamente la questione non è ancora definita, ma basta scorrere la lista delle associazioni presenti nell’Albo per capire come il problema si restringe a due sole confederazioni: Confetra (presente con tre associazioni: Fedit, Trasportounito e i traslocatori di Aiti) e Confcommercio (che, attraverso Conftrasporto, ne ha quattro: FAI, Fiap, Assotir e Unitai). Non corrono rischi, infatti, né Anita, né Confartigianato Trasporti, né Fita, né il Sindacato nazionale autotrasportatori (SNA), uniche rappresentanti di Confindustria, Confartigianato, Confederazione nazionale artigianato (CNA) e Casartigiani, così come le due associazioni del mondo cooperative Legacoop Servizi e Federlavoro Servizi, federate rispettivamente con Legacoop e Confcooperative, entrambe presenti nel Cnel.
Reazioni furiose
Com’era prevedibile, le reazioni di chi ritiene probabile la propria esclusione sono state furiose. Maurizio Longo, segretario di Trasportounito, ha subito tuonato che la proposta del governo «cancella, di fatto, la presenza nell’Albo delle associazioni dell’autotrasporto sostituendole con le confederazioni associative». Poi, ricordando che di queste fanno parte anche i committenti, ha aggiunto che «in sostanza, si consegna l’Albo degli autotrasportatori ai committenti dei servizi di autotrasporto» e ha minacciato di «contrastare tale operazione utilizzando tutti gli strumenti utili o necessari». Trasportounito, peraltro, ha il dente avvelenato perché già una volta la sua richiesta di ingresso nell’Albo fu respinta, proprio attraverso la norma che richiedeva tra i requisiti l’adesione a una Confederazione partecipante al Cnel, introdotta poco prima, con la legge di stabilità per il 2014, ma riuscì a rientrare dalla finestra, nel 2018, aderendo a Confetra.
Se la dura replica di Longo fa capire che da parte di Confetra la scelta probabilmente cadrà sui corrieri della Fedit (anche per lo scarso peso dei traslocatori di Aiti), nell’ambito di Confcommercio-Conftrasporto è dello stesso segno la risposta di Assotir, attraverso il segretario nazionale, Claudio Donati, il quale ha anche lui sottolineato il rischio «di condizionare la titolarità della rappresentanza dell’Autotrasporto attraverso soggetti (le Confederazioni) portatori di interessi diversi, quando non conflittuali, rispetto a quelli dei Trasportatori».
E la Fiap, anche se ufficialmente non ha preso posizione, limitandosi a pubblicare sul proprio sito la notizia del decreto, senza commentarla, è di fatto sulla stessa linea. «I criteri di rappresentatività di un’associazione», ha detto il coordinatore nazionale, Alessandro Peron, «non sono più prefissati in modo oggettivo in relazione alla sua attività , ma vengono rimessi a soggetti terzi».
Contro la polverizzazione
La replica è arrivata a stretto giro da Paolo Uggè, presidente di FAI-Conftrasporto (e dunque principale candidato a rappresentare Confcommercio in seno all’Albo), il quale ha definito «ridicole» le affermazioni di chi sostiene che «con la nuova norma si trasferisce il potere alle confederazioni della committenza di designare per conto del mondo dell’autotrasporto», dal momento che «oggi è il medesimo sistema» e, pur definendo «comprensibile che la nuova norma possa generare dubbi e malcontenti in coloro che temono di essere di fatto esclusi», afferma che essa «tende a superare la polverizzazione e induce le diverse rappresentanze a trovare sintesi tra loro e dare maggior peso alle istanze rappresentanze».
È un’indicazione della strada che si sta percorrendo all’interno di Conftrasporto, dove si è aperto un confronto per trovare una soluzione concordata. Mediazione che – almeno per ora – sembra difficile, per la tensione subentrata nei rapporti tra le associazioni e che probabilmente ha contribuito a far «saltare» l’incontro con la viceministra Bellanova. La riunione – attesa da tempo e sollecitata da Unatras – era stata fissata per lo scorso martedì 14 settembre, ma è stata sospesa all’ultimo momento senza nuova data (comunque presto) con l’insolita motivazione di una «richiesta di rinvio avanzata da alcune associazioni».
Quel che pesa sono anche (e al momento, soprattutto) le modalità con cui è arrivata la norma, definite «carbonare» da Donati (svoltesi «all’insaputa delle associazioni dell’autotrasporto – non so se di tutte -», ha specificato). In realtà qualcosa già era nell’aria. Il testo inserito nel decreto Infrastrutture è pari pari quello di un emendamento all’ultimo decreto «Milleproroghe» presentato a febbraio dall’ex viceministro dei Trasporti, Edoardo Rixi, e da altri 28 parlamentari della Lega. E lo stesso Uggè, nella sua rubrica settimanale su il Giornale, «Ruote d’Italia», lo scorso luglio aveva lamentato l’esistenza di «associazioni fantasma», aggiungendo che «nell’Albo degli autotrasportatori è riconosciuta la rappresentanza di una realtà che, se verificata in modo adeguato, difficilmente potrebbe dimostrare il possesso dei requisiti indicati dalla legge».
La nuova procedura
«Ma qui non si tratta di requisiti», ribatte Donati. «Se c’erano troppe richieste d’ingresso nell’ Albo, si poteva alzare il numero minimo di imprese che è solo di 500 o quello del tonnellaggio che è solo di 20 mila tonnellate, anziché trasferire la scelta alle Confederazioni». È vero, infatti, che anche all’ultimo bando, lanciato lo scorso marzo in vista della scadenza del mandato del Comitato fissata per il 7 maggio di quest’anno, le richieste di partecipazione erano state superiori al numero delle associazioni uscenti, ma quella procedura di rinnovo ora è stata interrotta a causa delle nuove norme. La novità , recepita dal decreto dirigenziale del presidente dell’Albo, Enrico Finocchi, è che, una volta ripresentate le richieste e sottoposte all’istruttoria dell’Albo, «ove ricorra il caso» – cioè di fronte a più associazioni con i requisiti apparenti alla stessa confederazione – saranno consultate «le Confederazioni interessate» a cui spetterà la scelta definitiva.