A tutti può capitare di prendere una multa, anche per violazioni davvero minime al Codice della strada, come ad esempio un divieto di fermata o di sosta. E fin qui nulla di insormontabile: si paga la multa e la storia si archivia in fretta. Un episodio comune, certamente spiacevole, ma che non lascia strascichi burocratici complicati (a meno che non ci si dimentichi di pagare la sanzione e allora, in quel caso, si rischia di pagare il prezzo maggiorato).
Ci sono però alcune violazioni del Codice della Strada che prevedono, oltre alla sanzione pecunaria, anche la sanzione accessoria della decurtazione dei punti della patente. In effetti, questa specifica sanzione accessoria può destare più preoccupazione della sanzione economica, soprattutto se si è a corto di punti sulla propria patente e ancora di più se si usa il mezzo per motivi di lavoro, oppure ancora se la decurtazione è esagerata ed eccessiva. Ma è possibile contestare una multa con decurtazione dei punti patente? Proviamo a rispondere a questo quesito prendendo in esame un caso che ci è stato segnalato in redazione.
Il camionista Simone V., conducente di un mezzo di proprietà dell’azienda presso la quale lavora, ha provveduto a pagare la sanzione pecunaria dopo aver commesso un’infrazione al Codice della strada. Pagando la multa, l’autista ha così di fatto ammesso la propria colpa. Solo che, oltre alla sanzione economica, al nostro Simone gli è stata comminata anche la sanzione accessoria con decurtazione dei punti della patente. Ben 15, per l’esattezza.
Simone ha quindi fatto ricorso in Prefettura impugnando il provvedimento che invalida la decurtazione dei punti della patente quando si verifica una determinata condizione: quella in cui il conducente effettivo del mezzo è diverso da quello il cui nominativo è stato comunicato dal proprietario alle autorità (come è stato nel suo caso). Inoltre se il conducente paga la multa, questi può comunque fare ricorso per evitare la perdita dei punti.
Il ricorso di Simone, però, è stato respinto. E qui la situazione ha rischiato di diventare seria. Perché vedersi sottratti così tanti punti, in maniera ingiusta, può anche voler significare il ritiro della patente (nel caso si sia già visto ridurre, in precedenza, il saldo dei punti), comportando la perdita del veicolo e quindi del lavoro.
Fortunatamente però, alla fine, ha prevalso il buon senso. Simone, assistito dall’avvocato Roberto Iacovacci, ha presentato un ricorso al giudice di pace, che ha giudicato errata l’azione della Prefettura e ha ripristinato l’ordine legale delle cose.
Il giudice ha dichiarato cessata la materia del contendere, affermando che «il ricorrente poteva effettuare il ricorso, ed erra la prefettura che si oppone allo stesso. Il ricorso perciò va dichiarato ammissibile e va accolto», condannando inoltre la Prefettura a rimborsare al camionista i 143 euro versati per l’iscrizione a ruolo della causa. Tutto bene, insomma, quel che finisce bene.