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Motivazione, un carburante (in)finito

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È ancora estate. E il caldo continua a far rallentare e appesantire il lavoro, i social sono sommersi da foto delle vacanze di amici e familiari, la stanchezza dell’anno (e quello che ci lasciamo alle spalle non è un anno qualunque, caratterizzato da tutti gli strascichi della pandemia) comincia a farsi sentire sempre di più, il carico lavorativo non diminuisce a causa delle turnazioni delle ferie dei colleghi. 

Date queste premesse, chi sarebbe motivato ad andare a lavorare? Probabilmente, d’istinto, ci verrebbe da pensare che in pochi lo sarebbero davvero. Ma in realtà, la motivazione è un concetto assai complesso e molto soggettivo, per cui è difficile rispondere a questa domanda in modo univoco. 

Intanto, diamo una definizione: possiamo descrivere la motivazione come una serie di fattori che stimolano la persona a intraprendere, orientare e mantenere un determinato comportamento, con la volontà di raggiungere un obiettivo. Tali fattori possono essere sia intrinseci, cioè interni alla persona, che estrinseci, cioè esterni all’individuo. 

I fattori intrinseci possono riguardare le attitudini e le capacità individuali (per esempio, avere una passione per un determinato lavoro o essere particolarmente portati per qualcosa) che portano a perseguire uno scopo, nonostante eventuali difficoltà.
I fattori estrinseci possono riguardare il contestolavorativo dell’individuo (come le risorse disponibili, le relazioni con i colleghi o i responsabili, la sicurezza, ecc), le condizioni climatiche (ad esempio, il caldo e il freddo che possono tradursi in maggiori difficoltà sulla strada), l’apprezzamento o il giudizio di una persona per noi importante… insomma, tutti quei fattori indipendenti dalla persona e che possano agevolare o meno il raggiungimento degli obiettivi prefissati. 

Una delle teorie più conosciute sulla motivazione è sicuramente la piramide dei bisogni di Abraham Maslow, in cui la motivazione è in funzione della soddisfazione di cinque categorie di bisogni, disposte in ordine gerarchico d’importanza (alla base ci sono quelli essenziali fino ad arrivare ai bisogni di ordine superiore): finché non sono soddisfatti i bisogni basilaric non si possono soddisfare quelli di ordine superiore.
Un bisogno cessa di essere motivante quando è stato soddisfatto. Per spiegarne il funzionamento, Maslow utilizza la metafora di una piramide: alla base della piramide vi sono i bisogni fisiologici (primari), ovvero legati alla sopravvivenza (come la respirazione, la fame, la sete, il sonno); subito sopra sono presenti i bisogni di sicurezza, che riflettono la necessità di protezione (conoscenza del territorio, avere delle certezze); successivamente i bisogni di appartenenza(comprensione e affetto da parte di un gruppo, come i colleghi, gli amici, la famiglia) e approvazione sociale; salendo, i bisogni di stima(fiducia in sé stessi, riconoscimento delle proprie capacità da parte degli altri, rispetto reciproco) , infine i bisogni di autorealizzazione (accettazione delle proprie potenzialità, moralità).
Seppure sia una teoria semplicistica per alcuni aspetti, ci permette di capire che se vi sono delle buone condizioni lavorative (ad esempio, retribuzioni adeguate, indennità e sicurezza), tendenzialmente si è più motivati a perseguire degli obiettivi di ordine superiore, percependo una maggiore soddisfazione sia in termini personali, che lavorativi. 

piramide dei bisogni di Abraham Maslow

Può essere utile sapere da dove deriva una demotivazione? 

Sì, perché quando la motivazione comincia a vacillare, può essere utile chiedersi innanzi tutto se si è meno motivati per motivi personali (stanchezza, difficoltà familiari, ecc), o per motivi esterni a noi (ad esempio, condizioni lavorative che non ci permettono di avere una certa stabilità oppure un rapporto difficile con i colleghi) o per un mix tra le due cose.
Se, per esempio, ci si rende conto che la motivazione è minata da fattori di tipo intrinseco, può essere utile cercare di intervenire sui motivi e le causeche danno origine al comportamento (ad esempio, se mi sento poco motivato perché sono stanco, posso trovare un modo per prendere un po’ di ferie o focalizzarmi su delle attività extra lavorative che mi aiutino a staccare). O ancora, è importante chiedersi se le condizioni lavorative soddisfano le aree elencate nella teoria di Maslow (per esempio, se non si riesce a mangiare o dormire adeguatamente, è difficile che si sia molto prestanti e motivati sul lavoro).

Curiosità

Diverse teorie sulla motivazione sostengono che per motivarsi a fare una determinata attività sia utile “rinforzare positivamente” il proprio comportamento, ovvero premiarsi dopo averla svolta. Ma su cosa si basa questa idea?
Grazie alle neuro scienze è stato scoperto che, quando ci premiamo con una ricompensa ritenuta per noi di grande valore (ad esempio, un cibo o un oggetto particolare) in seguito a uno sforzo importante o a un’attività poco piacevole, il nostro cervello libera dopamina. La dopamina è il neuro trasmettitore responsabile di una forte sensazione di euforia e di benessere, che invoglia a ripetere quella specifica attività pur di riottenere una ricompensa.
Il consiglio, quindi, è quello che quando la motivazione è davvero poca, provate a pensare a una ricompensa gratificante e, a fine lavoro, concedetevela: la dopamina liberata vi renderà quella giornata senz’altro più piacevole!

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