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NGV Italy e Assogasmetano criticano il «Fit for 55»

Le due associazioni denunciano la negazione del principio di neutralità e la marginalizzazione del ruolo dei biocarburanti, anche il biometano

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Non accennano a placarsi i malumori scaturiti dalla presentazione del pacchetto «Fit for 55» che punta alla neutralità carbonica entro il 2050.
Tra i commenti critici al maxi-piano sul clima ci sono anche quelli di NGV Italy e Assogasmetano che rilevano come la proposta della Commissione Europea relativa all’abbattimento del 55% delle emissioni di CO2 per le auto entro il 2030 e per i veicoli commerciali del 50% «sia impostata mantenendo fermo unicamente il principio delle emissioni allo scarico e, quindi, con una ferma negazione del principio della neutralità tecnologica».
Un principio che non riconosce «l’importante ruolo – già oggi svolto – dai biocarburanti, in particolare biometano, nel fornire soluzioni immediate al problema delle emissioni, affidabili dal punto di vista tecnico ed economicamente sostenibili».

NGV Italy e Assogasmetano sottolineano come parlare di zero emissioni richieda un approccio e una valutazione più ampi partendo dalla produzione (sia di carburanti sia di energia elettrica), alla distribuzione, al consumo e allo smaltimento delle componenti di scarto. Numerosi studi che propongono di valutare le emissioni globali per la produzione, l’uso e lo smaltimento dei veicoli con l’analisi LCA (from cradle to the grave) mettono in evidenza come le emissioni per la produzione di energia elettrica sono nulle solo nel caso di impianti di produzione rinnovabile direttamente collegati a impianti di ricarica.
Secondo le due associazioni, la Commissione «sembra scambiare l’obiettivo della decarbonizzazione con la definizione aprioristica dello strumento con cui ottenerla, con l’ulteriore effetto negativo di distruggere la filiera industriale per l’uso dei motori a combustione interna, che dal punto di vista della tecnologia è riconosciuta al nostro Paese come eccellenza non solo in Europa ma a livello globale».

In questo disegno non trova spazio invece il biometano, «l’unica fonte pienamente rinnovabile che è già oggi utilizzata come combustibile e che può, in determinate condizioni, avere emissioni addirittura negative». Guardando in prospettiva, poi il biometano «può essere miscelato con l’idrogeno senza modifiche tecniche ai motori». Oltre alle emissioni, le due associazioni sollevano la critica che il maxi-progetto non tiene conto delle differenze nei diversi contesti nazionali; per esempio in Italia, dove il parco veicolare nazionale è tra quelli con maggiore età media, «la povertà energetica riguarda circa il 10% della popolazione» ribadendo come sia «fondamentale quindi far sì che soluzioni diverse possano convivere, evitando che la riduzione delle emissioni diventi ulteriore elemento di divario sociale». Dove, per contro, l’Italia vanta un’eccellenza tecnica nello sviluppo del settore del metano, con un indotto per la produzione di apparecchiature per il trasporto da oltre 2 miliardi di euro, con oltre 20.000 addetti e circa 6.000 officine specializzate. Una leadership internazionale che NGV Italy e Assogasmetano auspicano venga «tutelata a livello europeo» a «vantaggio dell’economia e dell’ambiente del nostro Paese».

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La redazione di Uomini e Trasporti

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