Il presidente di Unatras, Amedeo Genedani, lo scorso 16 aprile ha scritto una lettera al ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, in cui vengono espressi in maniera assolutamente fedeli i sentimenti contraddittori che attraversano il mondo dell’autotrasporto. Perché da una parte si percepiscono forti i venti di insofferenza, ci si rammarica tristemente per il fatto che, malgrado sia trascorso appena un anno dalla stagione degli eroi, quella che aveva eletto i trasportatori a fattori essenziali di sopravvivenza della popolazione costretta al lockdown, in realtà sembra trascorso un secolo. E tanti crediti acquisiti e non incassati, adesso sembrano spariti. Dall’altra però c’è il contesto difficile, la contingenza che in qualche modo consiglia di tenere a freno gli animi esagitati e di attendere tempo migliori.
Nella lettera di Genedani c’è tutto questo. C’è un garbo attento e un senso di responsabilità, perfettamente rappresentato dal fare riferimento all’impegno del ministro «a completare il percorso per arrivare alla versione definitiva del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, da presentare a Bruxelles entro il prossimo 30 aprile 2021» e c’è anche una sorta di captatio benevolentia, evidente nel dirsi soddisfatti per l’operato del ministro «per aver dato maggiore rilievo alle misure e alle modalità di intervento che attengono alla c.d. viabilità secondaria di collegamento fondamentale per garantire un’adeguata velocità commerciale».
Ma c’è anche un qualche imbarazzo nel tornare a ribadire i problemi dell’autotrasporto e soprattutto l’impossibilità di affrontarle – come avvenuto in passato – «in riunioni aperte ad una pletora di soggetti e con uno spazio di intervento di tre minuti». Problemi già espressi in una precedente lettera inviata il 22 marzo e rimasta senza risposta, ricorda Genedani, e che adesso finiscono pure per l’aggravarsi, perché comunque «nel frattempo è emerso che il PNRR non è lo strumento adatto per assicurare un’adeguata dotazione finanziaria costante e duratura per incentivare la transizione ecologica del settore».
Poi, aperta la vena critica, Genedani ne ha fatto giustamente uscire tutto il possibile, ricordando come sia rimasta inascoltata la richiesta di proroga «dell’iniquo balzello che l’Autorità di Regolazione dei Trasporti ha esteso anche al nostro settore», ma soprattutto ha riaffermato il bisogno dell’autotrasporto di avere «garanzie per il futuro», sia per quanto riguarda i Sussidi ambientalmente dannosi (SAD) e cioè gli sconti sulle accise («ricordiamo che tale rimborso è erogato agli operatori del trasporto in ragione del costo più alto del gasolio» in Italia rispetto all’Europa a 27»), sia per quanto riguarda «la riproposizione per il prossimo triennio del fondo per l’autotrasporto».
Sembrerebbe infatti che Giovannini, nei giorni scorsi, abbia fatto intendere che al posto della riduzione dell’accisa potrebbe essere proposto un alleggerimento dei contributi sul costo del lavoro, che andrebbe comunque a vantaggio di chi dispone di molto personale, ma non di chi consuma molto gasolio. Mentre sul fronte degli incentivi appare chiaro che il rinnovo del parco, non presente nel PNRR, sarà integrato da altre voci di bilancio che però forniscono non soltanto minori garanzie rispetto a un progetto complessivo di ripartenza economica sponsorizzato dall’Unione europea, ma espongono alla complicazione di dover fare i conti ogni anno con le complicate esigenze della nostra finanza pubblica.
La vena critica – sembrerebbe affermare il presidente di Unatras – richiede a questo punto una qualche soddisfazione, a prescindere da tutto. Perché, come scrive, «a causa di un malcontento diffuso sui territori, le sette federazioni nazionali di categoria che aderiscono a Unatras hanno ritenuto necessaria la convocazione dei rispettivi organi dirigenti per una valutazione di merito e per eventuali conseguenti azioni». Quali siano ovviamente Genedani, in questo capolavoro di fioretto, non lo dice, perché ancora esiste la fiducia che «tra le priorità per riorganizzare positivamente e far rinascere il Paese, vi sia anche l’idea di un nuovo percorso per il comparto dell’autotrasporto». Ma per far comprendere che tale fiducia sia ben riposto serve una convocazione urgente. In mancanza, evidentemente, la fiducia potrebbe venir meno.