Si coglie una forte polarizzazione sul mercato dei veicoli da trasporto. Dai dati diffusi dal Centro Studi e Statistiche UNRAE, basati sulle immatricolazioni fornite dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, nel mese di febbraio raffrontato all’ultimo mese “normale” dello scorso anno, precedente cioè all’esplosione della pandemia, appare evidente che fino a 3,5 ton il mercato cresce con ritmi notevoli, arrivando a quota 2.145 unità e un incremento del 17,1% rispetto alle 1.832 dello scorso anno. E ancora meglio fanno i pesanti sopra le 16 ton che toccano quota 1.833 unità a fronte delle 1.505, con un incremento del 21,8%.
In mezzo ci sono segni negativi, ma sono sempre più residuali, se si considerano che i due segmenti sommati – quelli da 3,51 a 6 ton e quello da 6,01 a 15,99 – ormai pesano in termini assoluti appena 312 unità.
Mercato veicoli ed economia: due rette discordanti
Fin qui il diverso andamento dei segmenti interni al mercato. Ma la cosa che stupisce è che questi incrementi non appaiono suffragati da un analogo andamento dell’economia. Anzi, come sottolinea Paolo A. Starace, presidente della Sezione Veicoli Industriali di UNRAE, sembrano addirittura «discordanti rispetto all’andamento dell’economia reale, in quanto a una produzione industriale e una fiducia degli imprenditori asfittica, non corrisponde una flessione del mercato».
Rispetto invece alle performance divergenti tra segmento pesante e quello leggero, Starace consiglia di cercare risposte nell’evoluzione in atto nel settore: «Studi recenti sulle caratteristiche dimensionali delle aziende di autotrasporto in Italia – spiega – dimostrano che già da alcuni anni è in atto un incremento della percentuale delle imprese medio grandi rispetto a quelle piccole, che si riducono progressivamente». Da qui il presidente da discendere le differenti inclinazioni all’acquisto di queste differenti tipologie di imprese, perché «da un lato l’aumento delle flotte, composte in maggioranza da veicoli pesanti, continuano a investire nel rinnovo del parco, con veicoli di ultima generazione, dotati di motorizzazioni più green e dispositivi di sicurezza più avanzati, dall’altro, le aziende più piccole, operano prevalentemente nel breve-medio raggio e sono condizionate nel cambiamento dai maggiori costi dei veicoli attuali e dalla maggiore durata d’impiego, nonché dal rischio di non poter contare su una committenza disposta a riconoscere tariffe adeguate agli investimenti».
La richiesta di Starace, quindi, va nel senso di chiedere al nuovo Governo misure specifiche per «un urgente, concreto e più accelerato rinnovo del parco circolante a sostegno dell’ambiente, della sicurezza e, non ultimo, dell’economia».
Veicoli ante euro IV al 45,5%, euro VI al 27,8%
Una richiesta quella del presidente della Sezione VI di Unrae giustificata anche dai numeri. Andando a guardare all’intero 2020, infatti, emerge in maniera abbastanza chiara che un po’ la riduzione delle vendite (e quindi del ricambio), un po’ un’inferiore spinta ambientalista, magari distratta dall’emergenza sanitaria, hanno reso ancora maggiore la fetta di circolante ante euro IV, che adesso arriva a pesare per il 45,5%, mentre gli euro VI sono poco più del 27%.
Diesel: nel 2020 una quota maggiore rispetto al 2019
In effetti andando a vedere le quote di circolante assorbite dalle diverse alimentazioni si scopre che il diesel domina più oggi che ieri. Nel senso che se nel 2019, nel segmento pesante, occupava una quota bulgara del 93,1%, nel 2020 la addirittura incrementa toccando la soglia del 94,5%. A questo corrisponde una flessione di mezzo punto del GNL che passa dall’1,6% all’1,1%. E all’interno di questa alimentazione sembra tenere soltanto la versione diesel+GNL, vale a dire quella commercializzata da Volvo Trucks, che nel 2020 immatricola 69 veicoli a fronte dei 44 del 2019. Una tendenza che non risparmia nemmeno l’ibrido, che nel segmento medio passa dai 75 veicoli del 2019 ai 53 del 2020. Veramente scarsa la consolazione dell’elettrico che sempre nel segmento sotto alle 16 riesce a conquistare la doppia cifra: 10 veicoli a fronte dei 6 del 2019. E comunque, anche nel segmento fino alle 3,5 ton i veicoli elettrici immatricolati sono appena 11 a fronte degli 8 del 2019. Insomma, detta in parole povere, il mercato non esiste ancora. Riuscirà a fare un piccolo passo in avanti nel 2021? Se il buongiorno si vede dal mattino, la risposta potrebbe essere affermativa. Ma come si dice in questi casi, chi vivrà vedrà!