Alle porte della scadenza della proroga prevista per il 31 marzo 2021, Anfia, Aniasa, Assilea, Federauto, Unasca e Unrae hanno congiuntamente presentato al ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Enrico Giovannini la richiesta di un’ulteriore rinvio di sei mesi per l’entrata in vigore del Documento Unico di circolazione e proprietà di veicoli.
La storia del Documento Unico di circolazione (DU), parte nel 2015 quando si decise che era il momento di mandare in pensione il certificato di proprietà per sostituirlo con il Documento Unico (che avrebbe inglobato anche la carta di circolazione, diventando un attestato contenente i dati inerenti alla proprietà del mezzo e al suo stato giuridico).
La riforma, che ha decretato la fine della vecchia carta di circolazione, è entrata in vigore il 1 gennaio 2020, ma la legge n. 160 del 2019 (Legge di Bilancio 2020) ha previsto una graduale utilizzazione delle procedure telematiche, fissando la completa migrazione al 31 ottobre 2020 (dovuto in particolare alle richieste di ACI e delle associazioni di categoria che non avevano ancora completato le procedure telematiche necessarie al rilascio del documento unico).
La prima richiesta di slittamento, come anche quella presentata in questi giorni dalle sigle rappresentanti il settore automotive, è giustificata dall’impossibilità di riuscire, nei tempi richiesti (cioè entro il 31 marzo 2021), a dare completa attuazione al processo di migrazione al nuovo sistema del Documento Unico. Oggi, a maggior ragione, considerata l’attuale crisi sociale ed economica che ha investito il nostro Paese (e il mondo intero).
«Nonostante il forte impegno delle Amministrazioni (Motorizzazione e ACI/PRA) e degli Sportelli Telematici dell’Automobilista – scrivono nella lettera congiunta – il sistema necessita ancora di diverse implementazioni informatiche e test di tenuta, senza dimenticare il contesto epidemiologico e di limitazioni nel quale tutti gli operatori continuano a lavorare».