Operativa dal 30 novembre scorso, l’Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, voluta all’indomani del crollo del Ponte Morandi, muove i primi passi, affrontando ancora alcune difficoltà dovute all’assenza di interventi normativi che potrebbero agevolarne il decollo. Intanto però la super Agenzia lavora sul futuro della rete infrastrutturale: sicurezza e manutenzione certificate e armonizzate e più responsabilità per i gestori di asset pubblici. «Devo ammettere che dobbiamo risolvere ancora diverse criticità – racconta Fabio Croccolo, direttore di Ansfisa dal dicembre 2019 in una intervista pubblicata dal portale Ferpress (qui l’edizione integrale) Oggi abbiamo 161 dipendenti, poco più del 28% dei 569 che, secondo la legge, Ansfisa dovrebbe avere a regime. Abbiamo avuto difficoltà a reperire alcuni profili altamente specializzati, mentre non riusciamo ad assumere dirigenti per la direzione delle infrastrutture stradali: la legge ha normato l’avvio dell’Agenzia, senza tener conto del transitorio. Occorrerebbero interventi normativi per permetterci di accelerare il lavoro, procedere alle assunzioni ed essere pienamente operativi».
Che cosa cambierà sulle strade con la piena operatività di Ansfisa?
«Ansfisa è un’agenzia con competenze molto ampie che abbracciano la sicurezza dell’intero sistema dei trasporti terrestri – spiega Croccolo – Il nostro obiettivo è quello armonizzare i livelli di sicurezza nei vari contesti, estendendo le buone pratiche che esistono a situazioni o settori che ancora non sono allineati affinché la catena della sicurezza, la cui responsabilità per legge rimane esclusivamente in capo ai gestori e alle aziende, possa essere fluida e uniforme in ogni contesto sottoposto alla nostra competenza. Saremo quindi impegnati a promuovere l’adozione da parte dei gestori delle reti stradali e autostradali di sistemi di gestione della sicurezza (SGS) per le attività di verifica e manutenzione, come attualmente avviene in campo ferroviario. Questi processi saranno certificati da un ente esterno con il quale abbiamo già avviato contatti per instaurare la collaborazione. In altre parole, i processi di verifica e manutenzione di tutti i gestori a regime saranno codificati e certificati, adattati alla tipologia di infrastruttura, prendendo in considerazione una serie di parametri e peculiarità. D’altra parte, attivare un controllo capillare sul campo risulterebbe impensabile con i nostri mezzi e le nostre risorse. Per controllare ogni chilometro della rete ferroviaria, stradale, autostradale e i sistemi rapidi di massa ci vorrebbe un esercito, ma comunque forse non sarebbe sufficiente. Ritengo che sia molto più proficuo lavorare sui processi, sulla certificazione e sul monitoraggio, responsabilizzando i gestori dei grandi asset pubblici».