Domanda facile facile: qual è il principale triangolo produttivo italiano? Se avete risposto Torino-Milano-Genova siete rimasti indietro. Perché oggi il triangolo formato dalle connessioni tra Milano-Bologna-Padova è diventato decisamente più importante. Lo dicono le merci e quindi i camion che le trasportano. Perché se nel triangolo industriale simbolo degli anni Sessanta e Settanta oggi viaggiano circa 148mila camion, in quello che dalla Lombardia e dall’Emilia piega i suoi angoli verso il Nord Est oggi ne passano 240 mila. Circa il 60% in più. È un dato che emerge da un’analisi dell’Ufficio studi della CGIA basata proprio su un elemento pratico: il numero di camion che quotidianamente transitano sulle principali autostrade del paese. In questo modo è venuto fuori, sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, Paolo Zabeo, che il «il Nordest, allargato per ragioni storiche e culturali anche alle province di Brescia e Bergamo, è diventato il vero motore economico del Paese. Con centinaia di migliaia di Pmi da rifornire o con prodotti finiti che partono da questo territorio per raggiungere i mercati di destinazione, la numerosa presenza di Tir è sicuramente un segnale di grande vivacità produttiva che, tuttavia, ha originato anche delle criticità, come il congestionamento da traffico e la sicurezza stradale, molto avvertite dall’opinione pubblica».
E che ci siano traffico lungo le direttrici verso il Nord Est lo dicono sempre i numeri. Se infatti si considera che mediamente ogni giorno sull’intera rete autostradale italiana transitano 9.085 camion, sulla A4 Brescia-Padova sono moltiplicati per tre, arrivando a 26.242. Più di quelli sulla A4 Milano-Brescia (24.699) e più di quelli sull’A1 Milano-Bologna (21.663). Ma i numeri dicono pure un’altra cosa: quei 9.085 veicoli pesanti che oggi transitano sulla rete autostradale italiana sono ancora il 12% in meno rispetto ai 10.334 che si registravano nel 2007. Ad aver recuperato e superato i dati di traffico rispetto ai livelli pre-crisi sono soltanto tre autostrade: l’A5 Aosta-Traforo del Monte Bianco (+16,2%), la T1 Traforo del Monte Bianco (+8,6%) e l’A22 del Brennero-Verona (+2,3%). Questo insegna anche un’altra cosa: che la crescita maggiore in termini di flussi merci è quella diretta o in arrivo dall’estero. Insomma, se è vero che il centro produttivo del paese si è piegato dal Nord Ovest al Nord Est, è anche vero che a sostenere la nostra economia e quindi a dare una risorsa fondamentale di ossigeno all’autotrasporto è soprattutto l’export.
E qui arriviamo alle note dolenti. Perché se è vero che i flussi di merci lungo le rotte oltre confine crescono, cresce sempre di più pure il peso delle aziende di autotrasporto straniere nella gestione di questi flussi. Analizzando i dati Eurostat riferiti ai traffici bilaterali dell’Italia con i principali partner europei vengono fuori dati eloquenti in tal senso. I camion di paesi terzi che assorbono il traffico tra Italia e Francia sono il 35,2% del totale. Salgono al 45,3% se si considerano i traffici tra Italia e Austria e schizzano addirittura al 48,7% relativamente agli scambi Italia-Germania. Stiamo parlando cioè di camion riferiti ad aziende che non appartengono a nessuno dei due paesi di origine e destinazione delle merci. Come a dire che nel trasporto di merci tra qui e la Germania soltanto un camion su due è italiano o tedesco. L’altro arriva da altrove. E se guardate le targhe di quelli che incrociate in autostrada, capirete pure da dove.