La chiusura degli esercizi di ristorazione alle ore 18 nelle regioni gialle e per l’intera giornata nella altre sta mettendo a dura prova gli autotrasportatori. La situazione – peraltro replica di quella andata in onda nella scorsa primavera – è stata in vario modo segnalata dalle associazioni di categoria di settore e dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori. Ma non è stato sufficiente. Ecco perché il segretario nazionale di Assotir, Claudio Donati, ha deciso di puntare dritto al vertice del governo e di interessare della questione direttamente il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, inviandogli una lettera in cui, dopo aver ricordato che i disagi attuali sono destinati ad aggravarsi con l’allargamento delle regioni arancioni e rosse in vigore da mercoledì 11 novembre, sottolinea che per chi, come gli operatori dell’autotrasporto, opera per definizione «fuori sede», diventa «arduo persino l’espletamento delle più elementari necessità fisiologiche». Privazione che «stride fortemente con l’esigenza di rispetto della dignità delle persone, oltre tutto, in palese contraddizione con la richiesta che dal Paese viene ai trasportatori di continuare ad assicurare l’approvvigionamento delle merci».Â
Da qui la richiesta di Donati di «estendere l’accesso per i trasportatori a strutture di ristoro sulle principali arterie di valenza nazionale», magari prima che si inneschino «ulteriori tensioni tra chi si trova a svolgere la propria attività professionale in condizioni ben al di sotto del limite di accettabilità ».
Argomenti a sostegno di tale richiesta vengono espressi molto puntualmente – in una mail inviata in redazione – anche da Mauro Sarrecchia, rappresentante della stessa associazione, facendo notare innanzi tutto che la previsione di lasciare aperte soltanto i servizi autostradali oltre a non essere «non è coerente con gli itinerari logistici principali del trasporto, soprattutto di quello (corrieri e prodotti alimentari) che si svolge prevalentemente di notte». Inoltre Sarrecchia ricorda come intere aree del paese, come la costa jonica, il Salento, la Sicilia sudorientale e la Sardegna, sia prive di autostrade. Così come l‘E45, malgrado non sia un’autostrada, «ha un traffico di veicoli pesanti come se lo fosse», allo stesso modo dell’Aurelia, della Domiziana, della Pontina, della Romea, della Telesina, delle strade statali che collegano il medio Tirreno e il tavoliere delle Puglie, ecc.
In più, il rappresentante di Assotir ricorda che non includere nei servizi le aree di parcheggio per camion è assolutamente contraddittorio, in quanto in molti casi si tratta di strutture «costruite per i trasportatori con i contributi finanziari dello Stato, erogati tramite l’Albo dell’autotrasporto, sulla base di un’analisi puntuale delle esigenze logistiche».
Infine, Sarrecchia invita a fare mente locale anche alle condizioni di quei numerosi trasportatori comunitari che si trovano a percorrere le strade italiane e devono trascorrere in Italia i propri turni di sosta settimanali: «Dove potranno mai farlo – si chiede provocatoriamente – in condizioni dignitose?». Al riguardo ricorda che già nei giorni scorsi un amministratore locale ha denunciato quanto accade nei poli logistici della valle del Sacco, «in cui vagano decine di autisti stranieri che non sanno letteralmente dove andare per i propri bisogni elementari e finiscono per “arrangiarsi”».
Per Sarecchia sarebbe opportuno approfittare dell’esigenza per creare un apposito fondo, magari alimentato anche con risorse provenienti dal Ricovery Fund, finalizzato a dotare il nostro Paese di una rete di aree di sosta specificamente pensate per le esigenze del trasporto pesante. «Lo chiede la UE – conclude il rappresentante di Assotir – lo chiedono le normative, ma lo chiede soprattutto il buon senso».