La chiusura alle 18 degli esercizi di ristorazione porta con sé anche l’utilizzo dei bagni. Nel senso cioè che molti autisti e in particolare quelli che osservano turni notturni si trovano nell’impossibilità di poter usufruire di servizi igienici laddove si trovano a viaggiare al di fuori delle autostrade, unico contesto in cui è riconosciuta un’eccezione al divieto. Proprio per questa ragione tutte le associazioni dell’autotrasporto (sono undici in tutto: Anita, Assotir, CNA-Fita, Confartigianato Trasporti, Confcooperative Lavoro e Servizi, Fai, Fedit, Fiap, LegaCoop Produzione e Servizi, Trasportounito, Unitai) hanno trovato un momento di unità per richiedere tramite una lettera, firmata da Mauro Sarrecchia di Assotir e indirizzata al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli e alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, per chiedere che la deroga alla chiusura anticipata alle 18 prevista per gli «esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le autostrade» possa essere integrata anche per un’altra categoria di esercizi di somministrazione di alimenti e bevande. Vale a dire quelli che si trovano nelle aree di sosta attrezzate per veicoli industriali o anche nelle aree interportuali e di scambio intermodale, oltre che nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le strade di grande comunicazione e sulle strade statali dei territori non raggiunti dalla rete autostradale.
Bisognerà attendere a questo punto il nuovo Dcpm, atteso per la serata di lunedì 2 novembre o per martedì 3 novembre, per entrare poi in vigore nei prossimi giorni, per verificare se tale richiesta sia stata recepita. Da indiscrezioni attuali – peraltro – si andrebbe, almeno in generale, in senso assolutamente opposto, vale a dire verso una chiusura di tutti i bar e i ristoranti e quindi anche a pranzo. E stesso trattamento sarebbe riservato ai negozi (tranne alimentari, farmacie, parafarmacie e tabaccai) nel caso in cui l’indice di trasmissione (ovvero il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto) vada oltre l’1,5. Quindi, le chiusure ricordate non funzionerebbero in modo generalizzato (come vorrebbero le Regioni), ma sarebbero adottate localmente laddove l’indice Rt sia superiore a 1,5 (come vorrebbe il governo).