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HomeRivista 2020362 novembre 2020Il rinnovamento delle gamme di Volvo Trucks. Una spremuta di flessibilità

Il rinnovamento delle gamme di Volvo Trucks. Una spremuta di flessibilità

Nel radicale aggiornamento dei suoi veicoli la casa svedese è stata molto attenta ad affidare all’autista una maniera personale – e quindi più facile – di gestire e interagire con il camion. Ma esiste anche un mezzo che, dopo il rinnovamento, diventa un multiruolo puro, in grado di coprire in modo efficiente ed economico un lungo elenco di missioni. Si chiama FM: l’abbiamo osservato da un po’ più vicino

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Quando si beve un caffè, è meglio sorseggiarlo o mandarlo giù tutto d’un fiato? Per Volvo Trucks la risposta corretta è la seconda. Prova ne sia che nel momento in cui ha intrapreso un lavoro di rinnovamento trasversale, lo ha convogliato per quanto possibile su buona parte delle sue gamme. Segno che l’innovazione a Göteborg è concepita come un materiale che non si distilla e quando sgorga investe tutto quanto possibile. Vedere come in dettaglio sarebbe troppo lungo. Vediamo concettualmente le principali direzioni verso cui ha diretto lo sguardo. Sulle altre torneremo in futuro.

Il controllo, un’esigenza personale

Un costruttore di veicoli pesanti deve lavorare per il successo dell’impresa che con questi mezzi lavora. Perché se questa zoppica il suo mercato rallenta. Ebbene, se si chiede a un’azienda di autotrasporto quali siano i principali problemi a cui fa fronte, le risposte in genere sono due: la carenza di autisti, in particolare di quelli bravi; la scarsa marginalità dell’attività, da recuperare con costi minori e tariffe migliori. Rispetto al primo punto, Volvo Trucks è convinta che un autista bravo lo si conquista con coccole specifiche, mettendolo in condizione di lavorare al meglio tramite un contesto confortevole il più possibile personalizzabile. Perché se è vero che non siamo tutti uguali – nella testa come nel fisico – è normale che ognuno voglia regolare non soltanto sedile, specchi e volante a modo suo, ma anche gli strumenti elettronici con cui sempre di più interagisce. Il quadro strumenti centrale, per esempio, oggi reso digitale e portato a 12 pollici di dimensione, è l’interfaccia essenziale tra chi guida e l’oggetto della guida. Scegliere una modalità rigida per visualizzarlo equivale a imporre a tanti qualcosa di poco gradito. Ecco perché per far contenti tutti la casa svedese predispone una visualizzazione flessibile, in cui ognuno può scegliere di mostrare ciò che preferisce. Così, chi è più tradizionalista conserverà la grafica del modello precedente, chi sente il peso del lavoro magari focalizzerà le informazioni di carico, chi è ossessionato dal controllo vorrà vedere la navigazione di prossimità. Insomma, ci si può variamente orientare, anche decidendo di oscurare tutto, togliendo ogni indicazione, perché magari giudicata distrattiva, e lasciando traccia soltanto delle ore di guida e di riposo.
Lo stesso utilizzo flessibile è declinato rispetto al display laterale da 9 pollici, funzionale, da una parte, a gestire l’interfaccia con il mondo esterno (e quindi a far funzionare radio, dispositivi aggiunti, chiavette usb con relativi hard disk, navigatore, telefono), dall’altra a controllare tutte le funzionalità del veicolo, ma anche a settare le telecamere esterne (se presenti), a consultare il manuale di manutenzione (ricco di consigli pratici e chiarimenti su nuove funzioni), a lanciare eventuali app di allestitori. Anche per muovere tutto questo ognuno può scegliere la modalità che preferisce: si può gestire tutto dal volante, consegnando l’onere ai due pollici; si può ricorrere al touchscreen scorrendo le diverse pagine del display; si può utilizzare il tastierino di controllo; si può usare la voce, sfruttando un’interfaccia con Amazon Alexa e quindi chiedendo di telefonare, ascoltare un brano musicale o la radio, dettare un indirizzo in cui recarsi con l’ausilio del navigatore.
Alla fine, incrociando questa doppia opportunità, l’autista dovrebbe poter gestire il veicolo esattamente come crede. E lavorare in modo più facile e rilassato, aiuta a far percepire minore fatica e maggiore gratificazione nel farlo.

METTI UN FARO COME FIRMA
C’è la sostanza, la strategia di fornire un sostegno alle imprese, però ci deve essere anche il segno di chi c’è da garantire questo aiuto. Il faro del Volvo FH, ma in fondo di tutte le gamme rinnovate, è esattamente questo: una firma riconoscibile in modo immediato. Rispetto al passato risultano più spostati verso l’esterno per andare ad allinearsi al design delle portiere. L’effetto finale, però, è sempre fascinoso. Gli altri dettagli innovativi sul frontale riguardano la griglia in alluminio, il blocco sotto al parabrezza rinforzato, il logo Volvo ingrandito, gli indicatori di direzione spostati sul lato, i cantonali arrotondati, la fessura tra porte e cantonali chiusa con due blocchi di gomma.

Carezze all’aria e al portafoglio

Rispetto alla problematica sui margini risicati, la prima risposta di Volvo guarda dritta al portafoglio da cui esce il denaro necessario ad acquistare gasolio. Per frenarne l’uscita aveva già escogitato il sistema I-Save, miscela virtuosa di una serie di contenuti (I-See, I-Shift per lungo raggio, I-Cruise con I-Roll, ponti posteriori ottimizzati, spegnimento motore in folle e pompa del servosterzo a cilindrata variabile) finalizzati a far girare il motore D13TC – reso più muscoloso in termini di coppia (300 Nm in più) – a regimi più bassi, con una marcia più alta, per un tempo più lungo, con un rumore più contenuto. Ci si passi il parallelo, ma è un po’ la stessa logica di quando si va in bicicletta: se la gamba è buona riesce a spingere un rapporto più grande e a far percorrere alla ruota la stessa strada con meno giri.
A tale incremento di efficienza adesso si aggiunge una cura aerodinamica. La spieghiamo qui, ma in fondo starebbe bene anche sotto il capitolo «novità esterne». Parliamo infatti di una serie di innovazioni nel “volto” del veicolo, concepite però non tanto per ragioni estetiche, ma per stabilire con l’aria una relazione il più carezzevole possibile. Ecco perché l’angolo del cantonale si addolcisce, la fessura tra lo stesso cantonale e il parafango viene chiusa con due porzioni di gomma, l’indicatore di direzione si sposta sul lato e sulla nuova griglia in alluminio del frontale vengono lasciati aperti meno buchi, così da eliminare fastidiosi micro-vortici interni. Piccoli apporti, che sommati insieme riescono a far lievitare fino al 10% il taglio di consumi promessi dall’I-Save.
In più, sul piatto del taglio dei costi va poggiato il miglior isolamento acustico (circa due decibel in meno) e quello climatico, che espone meno l’interno cabina alle condizioni climatiche esterne. Nel senso che se fa molto freddo o molto caldo, in cabina l’escursione termica sarà inferiore e quindi ci sarà meno bisogno di azionare il riscaldatore autonomo o il climatizzatore e così anche l’assorbimento energetico sarà minore. A tal proposito, va ricordato l’inserimento di un sistema intelligente a doppia batteria, che garantisce sempre una riserva di energia per avviare il motore e dispone di un buster incorporato per non rischiare di lasciare in panne – e quindi improduttivo – il veicolo.


L’FM, il multiruolo flessibile

Tutto questo è già tanto. Ma manca il piatto per noi più appetitoso, soprattutto se valutato dal punto di vista dei margini aziendali. Forse vi stupirà, ma non riguarda l’FH, quanto l’FMX o, più ancora, l’FM, sul quale abbiamo deciso di concentrarci. La ragione è presto detta: il punto di partenza dell’FH era già molto alto e quindi, seppure ottimizzabile, aveva un potenziale di crescita relativo. L’FM, invece, avendo diverse criticità, aveva praterie sterminate di miglioramento. E in effetti le ha percorse in modo così intenso da arrivare a diventare quasi un’altra macchina. Spieghiamo in che modo. Il primo è ereditario, prendendo in dote buona parte del patrimonio tecnologico della gamma regina. Così, per esempio, tutto quanto detto a proposito del display vale anche per l’FM. Il secondo modo è giocato sugli spazi. Per coglierlo dobbiamo ripensare per un attimo alla cabina poco spaziosa da cui partiva, inadeguata per certe missioni. Bisognava quindi ingrandirla e migliorarne la visibilità, senza aggiungere altri gradini per accedere in cabina. Così nell’offerta di cabine esistenti (corta, corta ribassata, lunga ribassata e lunga) è spuntata, oltre alla doppia cabina, anche una Globetrotter vera (non rimpicciolita come prima). Per conquistare l’ingombro necessario è stato rialzato il tetto di 14 cm, leggermente ribassato il tunnel motore e raddrizzato il montante. In questo modo è stato conquistato un metro cubo di spazio da sfruttare per creare 340 litri di spazi di stivaggio, per sistemare meglio – 17 cm più in alto – il letto della cuccetta (dalla quale prima era poco agevole venir fuori), per poter collocare il frigo non soltanto sotto al letto, ma anche nella traversa in alto, per conquistare una posizione di guida molto vicina a quella dell’FH, allungando l’escursione del sedile e consentendo la regolazione del volante non soltanto dal montante, ma anche dal collo dello sterzo, così da riuscire a portarlo in posizione quasi verticale. Unico sacrificio sopportato è stato il restringimento di 4 cm del letto.
Se poi a tutto questo si aggiunge un miglioramento sia della visibilità – ottenuto con un ribassamento della linea della portiera, l’introduzione di nuovi specchi retrovisori e, alla bisogna, di una telecamera per controllare l’angolo cieco del lato passeggero – sia della manovrabilità, frutto dei migliori angoli di sterzata degli assi pusher e trainati, diventa evidente che il Volvo FM è diventato una sorta di multiruolo, un jolly da tenere in flotta per coprire diverse tipologie di distribuzione, le bisarche, i servizi di trasporto (come nel settore chimico) in cui le rampe di carico sono di altezza ridotta, il trasporto carburante e tutti quelli in cui il ridotto peso del mezzo è tutto trasformato in carico utile. L’unico vincolo è di non dover trascorrere fuori più di due notti a settimana. Ma non è una scelta di ripiego anche perché nel bagaglio di tecnologia ereditato, il Volvo FM trova pure il cruise control in discesa e il cruise control adattivo funzionante ora a tutte le velocità, ma soprattutto un impianto freni a controllo elettronico (EBS) che gli apre le porte all’avviso di collisione con frenata di emergenza, all’ESP e, come optional, al Volvo Dynamic Steering, con i sistemi di controllo attivo di corsia e quello del sovrasterzo. Insomma, un veicolo ricco e accessoriato, estremamente versatile e flessibile e dal costo più contenuto rispetto a un veicolo di prima fascia. E i margini si fanno anche così.

L’innovazione mai vista
LA LUCE DI… CORTESIA
L’innovazione più originale che compare in esclusiva sul Volvo FH riguarda la possibilità dei fari a led accesi in modalità abbagliante di adattarsi a ciò che hanno di fronte. Attenzione non parliamo della capacità di spegnersi laddove un sensore percepisce presenze terze, ma di un sistema che, detto in termini pratici, frammenta il faro in quattro riflettori e 12 unità LED orientati in modo diverso e azionabili separatamente. A suggerire a questi frammenti quando accendersi e spegnersi sono il radar anteriore e la telecamera: il primo identifica le presenze di altri veicoli o mezzi, la seconda ne quantifica la dimensione. In questo modo quando il sistema percepisce uno o più veicoli, in marcia sulla nostra stessa carreggiata o in quella opposta, non abbassa interamente il fascio di luce dell’intero faro, ma lo ottimizza lasciando in funzione quelli in grado di non creare fastidi agli altri utenti della strada. In pratica, accendendo gli abbaglianti al calar delle tenebre si ha sempre la garanzia, a prescindere dalle condizioni di luce, di avere sempre il massimo di visibilità e al tempo stesso di non abbagliare nessuno
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I QUATTRO MODI DI GESTIRE IL DISPLAY
I quattro diversi modi di gestire il display secondario da 9 pollici. Nell’ordine con il tastierino dei comandi (1), con il touchscreen (2), con la voce (3), con i tasti sul volante (4).

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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