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Calamita addio: fermato camion con il primo sistema di manomissione del software del tachigrafo

Un'autocisterna che trasportava benzina è stato fermata sulla A1 con il tachigrafo in riposo, mentre invece era in viaggio. Il trucco era tanto facile, quanto invisibile... E comunque, mai visto

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Si trovano continuamente nuove modalità truffaldine per manomettere un tachigrafo digitale, sempre più sofisticate e difficilmente rinvenibili. L’era del magnete, della tanto famosa calamita volge al termine (o quasi), lasciando il posto ai taroccatori elettronici. È quanto hanno toccato con mano gli agenti della polizia stradale di Arezzo quando ieri hanno fermato un’autocisterna carica di benzina che viaggiava lungo l’autostrada del Sole nella provincia toscana in direzione Sud. Da un primo superficiale controllo i poliziotti della sezione di Battifolle riscontravano un’anomalia: il tachigrafo era in modalità riposo, mentre evidentemente era in movimento. L’autista croato che era alla guida cercava in qualche modo di spiegare che magari lo strumento di registrazione si fosse danneggiato e di conseguenza non era più in grado di funzionare. Ipotesi peraltro apparentemente plausibile perché in effetti ovunque gli agenti mettessero le mani non riuscivano a rinvenire strumenti o modalità di manomissione

Senonchè quando la ricerca si è spostata dalle connessioni del tachigrafo alla sua anima interna, vale a dire al sotfware che gli consente di funzionare, ecco che si è svelato l’arcano. In pratica, qualcuno è riuscito a trovare la maniera per fornire al tachigrafo l’impulso elettronico che gli induca di smettere di registrare, semplicemente digitando una sequenza di numeri specifica sulla tastiera. Una maniera al momento attuale mai capitata al vaglio della polizia stradale, né di altri organi di controllo. Quale fosse la sequenza digitata dall’autista non è dato sapere, ma è certo che fosse particolarmente complicata, rendendo quindi evidente che il sistema fosse stato elaborato da tecnici specializzati

Questa originalità della manomissione, ovviamente, non ha preservato l’autista e la sua azienda da una serie di conseguenze anche gravi. Prima tra tutte la denuncia di entrambi – conducente e il suo datore di lavoro – alla magistratura per rispondere del reato previsto dall’art. 437 del codice penale, vale a dire la rimozione od omissione dolosa di strumenti cautelativi per prevenire gli infortuni sul lavoro. In più, oltre allo scontato sequestro del tachigrafo, l’autista ha subito il ritiro della patente e ha dovuto pagare la sanzione prevista dall’articolo 179 del codice della strada, vale a dire una sanzione di 1.736 euro.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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