Il 2020 è senz’altro un anno particolare per quello che riguarda il tema “vacanze”: il Covid-19 ha impattato fortemente sulla vita delle persone anche per quello che riguarda l’organizzazione delle ferie. Incertezze e preoccupazioni sia a livello economico, sia all’andamento della pandemia, hanno fatto sì che gli italiani abbiano optato per diverse modalità per rilassarsi, prendersi una pausa e, perché no, andare in vacanza.
Secondo un sondaggio riportato da “La Stampa” a inizio estate, quest’anno il 44% delle famiglie hanno optato per prendere una casa-appartamento in affitto, in modo da poter avere un maggiore controllo sulla sanificazione dell’ambiente e sul distanziamento sociale.
Interessante è il dato rilevato alla domanda “che cosa vi aspettate da queste vacanze”, in cui la maggior parte degli intervistati (82%) ha risposto “relax”.
Anche noi abbiamo fatto un piccolo sondaggio andando a chiedere agli autotrasportatori quali fossero i loro programmi vacanzieri e, come plausibile, le risposte raccolte hanno evidenziato la volontà e i progetti di “dedicare maggiore tempo alla famiglia”, “fare qualche gita fuori porta”, tenere spento il camion per salire in sella alla bicicletta o passeggiare in montagna.
Ma è proprio necessario andare da qualche parte per potersi rilassare? La risposta è no, non è necessario. Non sono, infatti, la meta, la modalità o il luogo dove si trascorrono le proprie ferie che permettono di trarre dei benefici psico-fisici. Certo, quelli possono aiutare, ma non sono fondamentali.
Quali sono allora gli ingredienti basilari? La possibilità di concedersi dei ritmi e dei tempi differenti da quelli di tutti i giorni, di modificare le proprie abitudini e i propri schemi, sono solo alcuni degli aspetti che aiutano a riposarsi e recuperare un po’ delle proprie energie. Alzarsi a un orario diverso, variare i propri pasti (magari perché si ha più tempo di cucinarli), dedicarsi a un hobby che era stato messo da parte, dare una diversa cadenza alle cose da fare durante la giornata, concedersi un po’ di riposo in più, sono solo alcuni degli esempi che permettono di rilassare il proprio corpo, ma anche la propria mente.
Il cervello, infatti, “non va in vacanza a comando”, ed è un falso mito credere che possa “zittirsi” mettendo una maggiore distanza fisica tra noi e i nostri problemi. Tuttavia, la variazione dei ritmi quotidiani permette di approcciare le preoccupazioni con una modalità differente dal solito, in quanto c’è maggiore spazio per trovare nuove soluzioni e nuove risorse. Non solo, i periodi di pausa dalla routine quotidiana giovano anche alla memoria, all’apprendimento, alla concentrazione e ad altre funzioni cognitive, favorendo, appunto, la produzione di nuovi pensieri, che permettono di rileggere in modo creativo e di reinterpretare delle idee rigide e di aumentare la nostra consapevolezza in merito. Di conseguenza, si riescono a individuare anche nuove strategie di comportamento, più produttive e risolutive.
Come si può capire se la vacanza ha giovato o meno? Se al termine del periodo di ferie si percepisce una minore stanchezza fisica e si riescono a vedere le situazioni critiche in modo diverso e produrre dei nuovi pensieri e delle nuove idee in merito, vuol dire che si ha passato una “buona” vacanza. Sicuramente, è importante accettare che, durante il periodo di stop, gli obiettivi e le aspettative debbano essere ridimensionate, in modo da favorire un reale recupero all’organismo.
Come si può trarre il massimo vantaggio? Un aspetto senz’altro importante è ridimensionare le proprie aspettative, capendo quali sono le reali necessità di quel momento: ogni anno ha delle esigenze differenti e che sono fortemente individuali o familiari e, spesso, l’influenza da parte dei media e il confronto con amici, colleghi o conoscenti possono sviare. Scegliere in maniera appropriata è la base per sfruttare al meglio il tempo a disposizione per ottenere il miglior benessere psico-fisico possibile.
Per esempio, se il livello di stress psico-fisico è alto, potrebbe essere più indicata una vacanza in luoghi poco affollati, ricchi di natura e di possibilità di fare passeggiate, anziché andare in una spiaggia fortemente turistica e molto affollata. Il mare, infatti, è un luogo ricco di stimoli anche a livello neuroendocrino e, di conseguenza, non permette di portare uno stato di benessere psicofisico a chi soffre di sintomi ansiosi.
Oppure, se si vuole una vacanza fortemente rilassante è consigliabile andare in posti già noti, in quanto i luoghi nuovi aiutano sicuramente a distrarsi, ma anche a stimolare un apprendimento continuo (e quindi poco rilassante).
Un altro suggerimento è che, durante la vacanza, si cerchi di eliminare per alcuni momenti della giornata le fonti di “rumore” aggiuntivo (ovvero tutti quei dispositivi tecnologici come televisione, cellulare, pc, tablet, social, ecc) che possono essere fonte di stress e tensione e che tolgono spazio alla creatività, facendo altre attività (passeggiare, leggere, dedicarsi a qualche hobby).
Curiosità
Siete rientrati a lavoro e le vacanze vi sembrano un ricordo del passato? Tranquilli, non è proprio così! Uno studio pubblicato su Translational Psychiatry dall’Università della California in collaborazione con l’Harvard Medical School di Boston e la Icahn School of Medicine di New York, ha dimostrato che il ricordo delle ferie rimane impresso nel nostro DNA almeno per qualche settimana!L’andare in vacanza, infatti, altera in maniera significativa l’espressione di alcuni geni coinvolti nella regolazione dello stress e del sistema immunitario.
Lo studio ha coinvolto 94 donne tra i 30 e i 60 anni in vacanza in un resort californiano, alle quali è stata analizzata l’espressione genetica di oltre 20.000 geni. Le analisi del sangue fatte dopo la vacanza hanno evidenziato notevoli cambiamenti a livello genetico, in particolare per quello che riguarda le loro risposte immunitarie e la reazione allo stress.
Quindi una vacanza anche di due settimane può realmente giovare alla salute psico-fisica in modo profondo e relativamente duraturo!