Ha ragione la lettrice. La deliberazione adottata lo scorso 18 giugno dalla Corte dei Conti è passata quasi inosservata nei media di settore. Invece, dipinge un quadro impietoso dell’utilizzo del «Fondo per gli interventi a favore dell’autotrasporto», istituito con la legge di Stabilità 2015. Della corposa, approfondita e articolata relazione approvata con tale deliberazione, meritano di essere segnalati alcuni aspetti particolarmente significativi, sui quali le amministrazioni competenti (i ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti e dell’Economia e delle Finanze) sono chiamate a comunicare, entro sei mesi dal ricevimento della deliberazione, le misure consequenziali adottate, ovvero a porre in essere, entro trenta giorni, provvedimenti nei quali siano esplicitati i motivi di non ottemperanza ai rilievi formulati dalla Corte.
In sintesi, tali rilievi, fermo restando «un quadro di sostanziale regolarità della gestione», attengono sia al merito delle misure di aiuto, analizzate nel dettaglio, sia alle modalità di erogazione delle stesse:
- sotto il primo profilo, la Corte osserva innanzitutto che, nonostante l’intendimento del MIT, di voler superare il modello di erogazione di risorse a pioggia, e sostituirlo con aiuti «strutturali», le misure adottate continuano a concretizzarsi, di fatto, in forme di sostegno generalizzato, e che, per di più, non risulta possibile misurarne l’efficacia, in mancanza di un sistema di indicatori collegato a «obiettivi ben definiti». Nello specifico degli aiuti alla formazione, la Corte solleva il problema del rafforzamento della terzietà del soggetto preposto all’accreditamento degli organismi incaricati della formazione stessa, visto che gli enti attualmente accreditati sono una diretta o indiretta emanazione delle associazioni di categoria dell’autotrasporto, e rileva la scarsità dei controlli sulla fruizione di tali aiuti, «a fronte di un considerevole numero d’irregolarità rilevate». Inoltre, giudica negativamente il fatto che la maggior parte delle risorse gestite dal Comitato centrale per l’Albo degli autotrasportatori sia usata per i rimborsi dei pedaggi autostradali, mentre risultano insufficienti le somme destinate a realizzazione e potenziamento delle aree di sosta, tuttora in situazione di «stallo». Quest’ultimo rilievo della Corte appare particolarmente centrato, non solo per quanto abbiamo già avuto modo di osservare circa l’assenza di aree di sosta sicure sul territorio nazionale, ma anche perché la stessa Commissione europea, nell’ambito dell’iter di approvazione del 1° Pacchetto Mobilità, ha manifestato l’intendimento di promuovere la costruzione e l’utilizzo di aree di parcheggio sicure e protette, attraverso l’elaborazione di norme ad hoc e di una specifica procedura di certificazione, nonché mediante la creazione di un sito web per facilitare la ricerca di tali aree;
- per il secondo aspetto, la Corte ritiene che la rimodulazione delle risorse attuata nel tempo «può aver rallentato l’azione amministrativa finalizzata al loro concreto e tempestivo utilizzo», e pone in evidenza l’eccessiva lunghezza dei tempi di erogazione degli aiuti, spesso distribuiti a distanza di anni, che determina la formazione di residui sempre più consistenti, anche per i «procedimenti di controllo che ne precedono l’effettiva liquidazione». Viene quindi auspicata, per ridurre i tempi, una generale revisione e reingegnerizzazione degli attuali adempimenti, coordinati con modifiche normative e organizzative orientate alla semplificazione. Sempre nella parte della relazione dedicata agli interventi gestiti dal MIT, la Corte si sofferma sulle attività istruttorie affidate a RAM – Rete Autostrade Mediterranee SpA (società in house del ministero), evidenziando l’esigenza che, in applicazione del criterio dell’economicità di gestione, siano migliorati i parametri di costo del servizio e compresse le relative spese, «in modo da – almeno – parificarlo a quello ipotizzabile se l’attività fosse riportata in ambito ministeriale, al fine di assicurare il sostanziale rispetto della formula di neutralità finanziaria», stabilita dalle vigenti disposizioni legislative.
«La Corte pone in evidenza l’eccessiva lunghezza dei tempi di erogazione degli aiuti, spesso distribuiti a distanza di anni, che determina la formazione di residui sempre più consistenti, anche per i «procedimenti di controllo che ne precedono l’effettiva liquidazione»
Le raccomandazioni finali discendono direttamente dai rilievi formulati sulle diverse misure di aiuto, che abbiamo illustrato in sintesi: fermo restando lo stanziamento, quanto meno nell’attuale misura, sul Fondo autotrasporto, c’è da augurarsi che l’imminente entrata in vigore del Pacchetto Mobilità, con l’attenuazione delle disparità che hanno dato luogo ai noti fenomeni di dumping sociale, e la conseguente eliminazione di distorsioni della concorrenza nel trasporto stradale delle merci all’interno dell’Unione europea, faciliti le scelte auspicate dalla Corte dei Conti, verso nuovi modelli di sostegno del settore, volti a favorirne la crescita economica e sociale.