Rischia di far saltare in aria la Dogana di Ancona e molte altre società logistiche e marittime del porto del capoluogo marchigiano l’inchiesta che coinvolge 14 persone relativamente alla falsificazione dei controlli doganali posti sui camion in partenza per la Georgia. Ne dà notizia il Corriere Adriatico, spiegando che i sigilli doganali venivano apposti sugli autocarri diretti nell’ex Repubblica sovietica evitando i controlli e in modo che tutta la merce contenuta nei semirimorchi oltrepassasse la frontiera senza ulteriore verifiche. Ma non solo: le bisarche – con a bordo auto da esportare – non entravano a volte neppure nell’area portuale, ma si fermavano subito dopo il casello di Ancona Nord e venivano dichiarate “conformi”, senza controllo sulla provenienza delle macchine e sui documenti allegati alla bolletta doganale.
In sostanza, centinaia di pacchi di origine quasi sicuramente criminale e decine di mezzi sono stati sottratti alla dogana anconetana – afferma l’indagine – con la collaborazione di funzionari compiacenti per mazzette da poche centinaia di euro, regali e qualche pieno di carburante. Una pratica che ormai pareva essere diventata la routine, con risvolti anche un po’ grotteschi.
L’inchiesta, messa in campo tra la metà del 2016 e la fine del 2017, è stata coordinata dalla Procura dorica e condotta dagli investigatori del Goia (Gruppo Operativo Interregionale Antifrode) della Direzione interregionale per l’Emilia Romagna e le Marche, dalla stessa Agenzia delle Dogane e dai Monopoli di Stato, insieme con i carabinieri del Comando provinciale di Prato.
Come detto, dopo la conclusione delle indagini le persone raggiunte dall’informazione di garanzia sono 14, accusate di corruzione, concussione, falso ideologico, abuso d’ufficio e rivelazione di atti d’ufficio. Si tratta di: Roberto Luigi Giuliani, 62 anni, caposervizio dell’area verifiche e controlli dell’ufficio dogane di Ancona; Giovanni Rocco De Leo, 68 anni, e Francesco Mastromatteo, 57 anni, funzionari area verifiche; Maria Cristina Ragni, 65 anni, funzionario doganale, e Marco Catalani, 34 anni di Ancona, ausiliario; Luigi Catalani, 67 anni, collaboratore C&L Service; Kastriot Dervishllari, 52 anni; Giancarlo Bolli, 50 anni, spedizioniere; Valeria Maistro, 47 anni, legale rappresentante C&L Service; Giuseppe Rombini, 72 anni, legale rappresentante della società Maritransport; Andrea Morandi, 37 anni, legale rappresentante società F.lli Moranti; Alexander Vasilidias, 50 anni, legale rappresentante Georgia Express; Oleksandr “Sania” Prepodobnyy, 36 anni, legale rappresentante Cargo-Posta-Express, e infine Marco Squartini, 76 anni, legale rappresentante Marsped.
Tutto era partito dalla procura di Prato che aveva accertato la presenza di una banda di cittadini georgiani dediti a furti, rapine e ricettazione e che si avvalevano dei servizi di funzionari della dogana di Ancona per agevolare il transito in porto di alcuni mezzi pesanti con all’interno il materiale proveniente dall’attività illecita. I pacchi venivano quindi inviati in patria attraverso la società Georgian Express, dopo che quest’ultima aveva raccolto la merce sparsa per l’Italia in maniera sistematica, tutti i giovedì e le domeniche.
Il contatto sarebbe stato Luigi Catalani, che alla dogana di Ancona aveva il figlio Marco assunto come ausiliario e che provvedeva ad apporre i sigilli per agevolare l’uscita dal territorio dei mezzi a rischio. Roberto Giuliani, il caposervizio dell’area verifiche e controlli, avrebbe rilasciato invece una quarantina di false attestazioni per controlli mai effettuati su camion, container e semirimorchi che passavano indisturbati la frontiera. Giuliani avrebbe anche consegnato a una persona non bene identificata 39 sigilli doganali di colore verde da apporre alla merce comunitaria e agli automezzi viaggianti in «regime di transito o destinati all’esportazione», sigilli con lo stemma della Repubblica italiana e contrassegnati da numeri, sequestrati dall’Arma dei carabinieri di Prato negli uffici della C&L Service nel gennaio 2017. In cambio il caposervizio attingeva gratuitamente da un distributore di benzina, effettuando pieni di carburante a cadenza quindicinale pagati dagli spedizionieri e dagli ausiliari. E così avrebbe fatto anche Giovanni Rocco De Leo, funzionario della stessa area verifiche di Giuliani, che però oltre al rifornimento ogni due settimane avrebbe anche chiesto pagamenti per suo conto di utenze domestiche e prestiti in denaro che non restituiva.
Insomma si chiudeva un occhio – e anche due – sui controlli dei colli all’interno dei container. E anche il funzionario doganalista Francesco Mastromatteo si sarebbe rivolto al titolare della Marsped, Marco Squartini, affinché acquistasse per suo conto una cassettiera da 130 euro. Mastromatteo avrebbe anche aiutato Kastriot Dervishllari ad ottenere lo sgravio dell’Iva di materiale idraulico, di una Playstation e di un televisore per un totale inferiore a 200 euro, attestando falsamente che l’uomo era in possesso di un biglietto per l’Albania e che il prodotto avrebbe viaggiato con lui, consentendo così il recupero dell’Iva versata.
Infine per le auto caricate sulle bisarche sfuggite ai controlli doganali sarebbero coinvolti gli stessi Mastromatteo, Giuliani, Catalani e Valeria Maistro, assieme allo spedizioniere Giancarlo Bolli. Come accennato, i mezzi pesanti non solo si fermavano al casello autostradale evitando di arrivare fino al porto, ma i veicoli trasportati venivano dichiarati “conformi” pur non essendo stati sottoposti alle verifiche dovute prima di essere imbarcati sulle navi ed esportati all’estero. Tutta l’inchiesta è supportata da intercettazioni ambientali e telefoniche attraverso le quali gli inquirenti sono riusciti a ricostruire i vari passaggi e i ruoli ricoperti nelle operazioni di transito dei vettori georgiani.
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