Veicoli - logistica - professione

HomeProfessioneLeggi e politicaL'Europa alle prese con il Coronavirus

L’Europa alle prese con il Coronavirus

Dopo il caos iniziale, l’Europa ha reagito, chiudendo per 30 giorni le frontiere esterne e dettando regole comuni per quelle interne al fine di garantire la regolare circolazione delle merci e assicurare agli Stati membri forniture necessarie a fronteggiare l’emergenza. A metà aprile la situazione era ancora liquida ma non come a metà marzo, quando dieci paesi avevano chiuso le frontiere interne senza comunicarlo alla Commissione. Un monitoraggio di Unioncamere sulle procedure di frontiera e sintetizzato con le icone dei semafori, rivelava al 9 aprile che dei 24 Paesi osservati, la metà aveva luce gialla a indicare restrizioni o rallentamenti del traffico merci causati da controlli sanitari o presentazione di certificato medico (non richiesti dall’Ue).

-

CORRIDOI VERDI

Le linee guida della Ue e accolte dal Consiglio puntavano su «corridoi verdi» per le merci (controlli con autista a bordo, presentazione dei soli documenti di guida e di viaggio) per limitare il transito entro i 15 minuti. Malgrado l’iniziale miglioramento della situazione, la Truck border crossing times platform di Sixfold (nella cartina) rilevava 536 situazioni critiche dal 23 marzo all’8 aprile code ai confini degli Stati. «Se consideriamo il limite dei 15 minuti auspicato dall’Ue per attraversare un confine – secondo i ricercatori di Sixfold – dovrebbero essere necessarie circa 134 ore complessive. La realtà di queste 2 settimane e mezza è ben diversa con 515 ore impiegate (quasi 4 volte in più) e oltre 1.300 km di code». Per l’Italia, la piattaforma ha registrato criticità in entrata a Chiasso (CH) e a Fernetti (SLO): 12 casi per un totale di 14 ore, zero code; in uscita, agli stessi varchi e al Brennero, 18 casi critici per 17 ore totali e 26 km di coda al valico con l’Austria.

Il 3 aprile i ministri dei Trasporti di Italia, Spagna, Germania e Francia hanno chiesto alla Commissaria ai Trasporti, Adina Valean, «misure forti e tempestive» per ristabilire una connessione stabile nei trasporti interni, tra cui «garantire che eventuali controlli sanitari alle frontiere interne dell’UE, ove necessari, siano attuati in maniera proporzionata, trasparente, non discriminatoria e coordinata».

PASSO AVANTI DEL PACCHETTO

I Paesi più restii sono quelli del Patto di Visegrad (non la Slovacchia), già in difficoltà per il placet al Pacchetto Mobilità giunto del Consiglio Europeo, preambolo per una prossima entrata in vigore (manca soltanto il via libera del Parlamento in seconda lettura). Fissando il cabotaggio a un massimo di 3 operazioni a settimana seguito da un’uscita dal paese per almeno 4 giorni, vietando il risposo lungo (45 ore) in cabina e applicando nei distacchi transnazionali la normativa in vigore nei paesi di partenza o di arrivo, il Pacchetto è infatti un successo contro la liberalizzazione totale chiesta dai Paesi dell’Est.

I TEMPI DI GUIDA E LE PATENTI

Il Pacchetto prevede nuove norme sui tempi di guida e di riposo, conservando la possibilità di deroga nel trasporto internazionale. Su questo presupposto 17 Paesi membri hanno attenuato l’applicazione delle regole come misure per fronteggiare il virus. Non c’è l’Italia, nonostante le richieste di Unatras di aumentare le ore di guida giornaliere da 9 a 11, quelle settimanali da 56 a 60 e quelle settimanali da 90 a 100, riducendo il riposo ordinario da 11 a 9 ore.

Altro problema è quello delle proroghe di validità di patenti di guida e dei certificati di revisione dei mezzi che, ha spiegato il vice presidente Conftrasporto, Paolo Uggè, «al momento valgono solo nel nostro Paese e che invece chiediamo siano estese a tutta l’Ue per evitare che, nel caso di trasporti internazionali, i conducenti possano incorrere in pesanti sanzioni».

Ma, dato che anche altri Paesi hanno adottato misure analoghe, il direttore della DG Move, Henrik Hololei, ha deciso di pubblicare tutte le deroghe e le proroghe alla normativa per portarle alla conoscenza dei Paesi membri e, «pur consapevole che tale procedura non ha una vera e propria base giuridica, tuttavia chiede a ciascun altro Stato di dare un fattivo riconoscimento a tali deroghe notificate, almeno per un periodo di 3 mesi dalla data di notifica alla Commissione».

Redazione
Redazione
La redazione di Uomini e Trasporti

close-link