«Ci siamo quasi». Bastano tre parole, a Marco Digioia, segretario generale di UETR, l’Unione delle associazioni europee dell’autotrasporto, per sintetizzare il significato del voto con cui lo scorso 7 aprile, i ministri dell’Unione europea hanno formalmente adottato il Pacchetto Mobilità, quell’insieme di misure proposte dalla Commissione per regolamentare i trasporti comunitari nei prossimi anni.
Quali passaggi mancano perché il Pacchetto diventi legge e quando potrà entrare in vigore in Italia?
L’esito del voto in Consiglio è stata la penultima tappa di un percorso irto di difficoltà, durato quasi tre anni. Rimane ora l’ultimo passaggio in Parlamento europeo. Al momento i tempi sono incerti, a causa del coronavirus. L’ipotesi è di votare in Commissione Trasporti a maggio-giugno e successivamente in assemblea plenaria. Ma è tutto da confermare. Dopo il voto in Parlamento, la normativa sarà pubblicata in Gazzetta ufficiale: dopo 20 giorni entreranno in vigore i regolamenti, il giorno dopo la direttiva sul distacco. Dopo 18 mesi dall’entrata in vigore saranno applicabili le norme sull’accesso al mercato e sul distacco. Quelle sui tempi di guida e di riposo si applicheranno 20 giorni dopo la pubblicazione, a eccezione delle tempistiche scaglionate previste per il tachigrafo.
Quali sono i punti più qualificanti per l’autotrasporto e perché?
Si tratta di un’ampia riforma, volta ad adattare il settore al mondo di oggi, anche con nuove tecnologie che consentiranno controlli maggiori e migliori, rendendo più efficace l’attività di autotrasporto con la riduzione del cartaceo a favore del digitale.
Il cabotaggio è consentito ma limitato e in più viene aggiunto un periodo di «raffreddamento» di quattro giorni: al termine dell’ultima operazione di cabotaggio, non sarà possibile trasportare per quattro giorni. Inoltre, vi è l’obbligo per il vettore di rientrare nel suo Paese ogni otto settimane. Il tachigrafo digitale sarà obbligatorio per i veicoli oltre le 2,5 ton che effettuano trasporti internazionali o di cabotaggio. Il periodo di riposo settimanale regolare non potrà essere effettuato in cabina. Le norme sul distacco prevedono, infine, che un autista impegnato in operazioni di trasporto internazionale deve ricevere la stessa retribuzione e contributi del paese dove lavora, tranne alcune eccezioni.
Quanto al tachigrafo, la sua versione intelligente registrerà automaticamente quando e dove il camion ha attraversato un confine e determinerà e localizzerà le attività di carico e scarico, il che è fondamentale perché i controlli siano efficaci. I nuovi mezzi dovranno essere dotati di tale dispositivo nel 2023; quelli che dispongono di un tachigrafo analogico o digitale dovranno essere adattati entro la fine del 2024. I veicoli dotati di tachigrafo intelligente di prima generazione nel 2025.
È vero che il compromesso dà maggiore soddisfazione alla Road Alliance che al Patto di Visegrad?
I Paesi di Visegrad si dicono insoddisfatti – non è un segreto – in particolare per l’obbligo del rientro del mezzo nel paese di immatricolazione. Hanno addirittura evocato «la fine dell’autotrasporto». Ma in realtà vari punti sono positivi anche per loro. A nostro avviso si tratta di un compromesso bilanciato, vista la posta in gioco e le divergenze che a lungo hanno visto contrapposti i due blocchi Est ed Ovest (con alcuni paesi in mezzo). Aver raggiunto un compromesso è un grande risultato.
Durante l’ultima fase dell’iter europeo del Pacchetto, i Paesi di Visegrad hanno tentato in extremis di bloccare il negoziato a fine marzo – iniziativa da molti considerata quanto meno poco opportuna, visto il riferimento al coronavirus a fini politici – ma a giudicare dall’esito del voto, tale mossa non si è rivelata strategica.
Come UETR siamo soddisfatti perché molte delle nostre richieste sono state accolte, in modo da tutelare le piccole e medie imprese e perché, come ho detto, si tratta di un accordo bilanciato.
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