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I contraccolpi logistici del coronavirus

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Il coronavirus ha scatenato una sorta di delirio collettivo, per lo più legato alla paura. Qui non parliamo di queste derive psico-mediatiche, ma delle conseguenze che la diffusione del virus potrebbe avere – e in parte sta già avendo – sulla logistica mondiale. 

Il taglio dei collegamenti aerei
La prima conseguenza eclatante è stata la decisione di moltissime compagnie aeree di cancellare o di diradare i voli per la Cina. Una decisione presa, peraltro, prima ancora che l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarasse il coronavirus un’emergenza sanitaria globale di grave preoccupazione. Come se non bastasse l’Italia, dopo essere stato il primo membro del G7 ad aderire alla Nuova Via della Seta, è stato anche il primo a interrompere i voli diretti da e per la Cina. Misura drastica e non del tutto chiara (è cioè risaputo che tramite uno o più scali si aggira del tutto il problema), ma destinata ad avere un forte impatto economico, anche legato al trasporto di merci. Una prima ragione è evidente: Italia e Cina avevano battezzato il 2020 l’anno reciproco del turismo e della cultura. E di conseguenza i voli di collegamento tra i due paesi, in vista di un flusso intensificato di spostamenti, erano già raddoppiati e si pensava anche di poterli triplicare. Adesso, invece, si ferma tutto. Perfino il collegamento tra Taiwan (Tapei) e Malpensa che sarebbe dovuto partire il prossimo 18 febbraio, viene cancellato, anche perché in questo caso, vista la ruggine esistente tra Pechino e Taipei, sarebbe potuta apparire agli occhi dei cinesi con un qualche  fastidio.

Il 2% delle merci (il 35% in valore) viaggia su volu passeggeri
Si dirà: ma cosa c’entra tutto questo con le merci? In realtà c’entra da più punti di vista. Innanzi tutto la decisione delle compagnie aeree in qualche caso investe anche i voli cargo. Lufthansa, per esempio, ha annunciato che i voli passeggeri verso la Cina continentale saranno sospesi almeno fino al 9 febbraio, ma la sua divisione Cargo ha ridotto le operazioni da e verso la Cina continentale, in particolare sui voli tra Francoforte e Shanghai. 
Inoltre, bisogna considerare che molto traffico merci non viene gestito attraverso aerei dedicati ma sfruttando le stive dei voli passeggeri. «Circa il 2% delle merci viaggia per via aerea su voli passeggeri – sottolinea Alessandro Pitto, presidente di Spediporto – ma il valore delle merci è pari al 35% del totale. Con lo stop ai voli passeggeri da e per la Cina è come dire che al 35% del Pil prodotto dal trasporto aereo in esportazione sarà impedito di imbarcarsi da aeroporti italiani». Ragione per cui con il blocco dei voli da e per la Cina si rischia di danneggiare e non poco l’export di merci italiane. Anche perché il ricorso alla stiva degli aerei passeggeri per finalità di trasporto merci è tutta italiana, mentre  in altri paesi scelgono di investire più efficacemente nei voli cargo. Con il risultato che spesso sono i camion a portare dall’Italia le merci per imbarcarle in qualche scalo europeo. Pratica possibile anche oggi, ma ovviamente a costi decisamente più alti, in quanto le compagnie che oggi garantiscono collegamenti Cargo con la Cina stanno facendo lievitare i prezzi – sempre in Spediporto – fino al 400%.

I settori più a rischio secondo DHL
Questo aspetto è presente anche in una nota di DHL Global Forwarding, con cui viene diffuso un rapporto della piattaforma Resilience360, in cui si legge proprio che, con il manifestarsi del picco del coronavirus, «continueranno gravi interruzioni delle spedizioni di merci aviotrasportate – in entrata e in uscita, servizi di autotrasporto e trasporto ferroviario di merci, nonché una forte congestione portuale per le navi lungo il fiume Yangtze vicino a Wuhan. Il blocco regionale ha già gravemente ostacolato le operazioni logistiche che riguardano l’accesso alle autostrade per il trasporto di merci in entrata e in uscita dalla regione, mentre si prevedono anche gravi ritardi nelle spedizioni di merci, inbound e outbound». Inoltre, si aggiunge che se i blocchi dovessero continuare «potrebbe esserci un impatto notevole sulle operazioni nella supply chain e sulla produzione industriale in tutta la Cina attraverso settori come l’automotive, quello delle forniture farmaceutiche e mediche e del manufacturing hi-tech per l’optoelettronica e i semiconduttori. Aziende e industrie in diverse città e province – tra cui Pechino, Zhejiang, Jiangsu, Guangdong e Shanghai – sono tenute a interrompere le loro operazioni fino – almeno – al 9 febbraio, eccezion fatta per società che forniscono apparecchiature mediche, società farmaceutiche, supermercati, servizi pubblici e società di logistica». Tutto ciò significa che gli spedizionieri aerei dovranno trovare modalità alternative per trasportare merci che avevano già prenotato da o verso la Cina.

Il treno merci tra Wuhan e Lione
Ci sarebbe l’alternativa ferroviaria, ma è limitata nell’offerta, anche se arriva fin dietro casa. Pensate che dal 2016 esiste un collegamento diretto di trasporto merci tra Wuhan e Lione, in Francia, che percorre 11mila chilometri attraversando sette paesi. Il problema adesso – a quanto si sa – è che i treni merci in partenza dalla città cinese non possono oltrepassare la frontiera della provincia di Hubei (quella appunto di Wuhan), mentre restano in vigore i collegamenti in entrata da altre provincie

Il rinvio dell’inaugurazione di Vado Ligure
Fin qui i riflessi logistici diretti. Poi ci sono quelli per così dire indiretti. Il primo, abbastanza clamoroso, riguarda l’inaugurazione del nuovo terminal container di Vado Ligure, affidato a un evento chiamato «Lift the Future», in programma il prossimo 12 febbraio, ma rinviato a data da destinarsi. Anche se comunque le prime navi commerciali, seppure provenienti da luoghi diversi dalla Cina, hanno già attraccato nello scalo ligure. Qualche giorno fa per esempio è giunta la Northen Monument, facendo per così dire le prove generali per un servizio che metterà in connessione Adriatico, Medio Oriente e India, così come è attivo con cadenza settimanale il servizio West Africa di Africa Express Line, che con cadenza settimanale trasporta merci destinate al Nord Italia e al Sud Est Europeo. Altra novità – tutta interna a casa nostra – è relativa al collegamento ferroviario con cui vengono trasferiti una quarantina di container fino al terminal di Rubiera (Modena).

Le defezioni cinesi al Fruit Logistica di Berlino
Infine, non riguarda tanto l’Italia, ma una fiera logistica tedesca (comunque frequentata e animata da moltissimi espositori italiani) che si trova a fare i conti con non poche difficoltà. Stiamo parlando del Fruit Logistica, il più importante salone dedicato al commercio di frutta e di ortaggi, in programma a Berlino dal 5 al 7 febbraio, che vede giorno dopo giorno moltiplicare gli operatori che danno forfait. Sul sito della Messe Berlin si legge che il 30% delle aziende cinesi hanno già cancellato la loro partecipazione e sono previste ulteriori cancellazioni prima dell’apertura della fiera. 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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