Le difficoltà provocate dall’emergenza coronavirus al mondo dell’autotrasporto e della logistica sono state tante. E giustamente il governo intende affrontarle. A questo scopo ieri pomeriggio la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, ha convocato al ministero i rappresentanti delle principali confederazioni che raccolgono aziende attivo in qualche ambito di trasporto allo scopo di raccogliere in tempi brevi (36 ore circa) proposte da portare poi al Consiglio dei ministri del 4 marzo in cui, dopo le disposizioni dei giorni scorsi dettate soprattutto dalla necessità di porre un freno sanitario al diffondersi del virus, si dovrebbero prendere decisioni di natura economica per cercare di evitare che la situazione creatasi mette in crisi troppe aziende.
Analisi e richieste di Confetra
La prima necessità emersa dall’incontro è stata rilevata da Confetra il cui presidente, Guido Nicolini, ha parlato del «totale caos nel quale sta vivendo il settore». E per argomentare tale condizione critica ha fatto riferimento al dimezzamento del personale Usmaf presente nei porti e negli aeroporti, in quanto funzionari e medici sono stati spostati a eseguire controlli su passeggeri ed equipaggi. In questo modo la merce in giacenza presso gli hub aumenta a dismisura «assumendo dimensioni da collasso operativo, con centinaia di migliaia di pratiche in giacenza». E poi l’incertezza che attraversa trasversalmente tanti momenti, da quella sui dispositivi di sicurezza obbligatori per i lavoratori, fino alle minacciate ordinanze di singole Regioni – definite da Confetra «una follia!» – volte a interdire al traffico veicolare merci dei pezzi di territorio, se soltanto i vettori fossero transitati in Zona Rossa.
Ecco perché Confetra (presente insieme a Fedespedi, Fedit, Assologistica, Assiterminal, Fercargo, Assoferr, Anama, Assopostale, Assohandlers) ha di fatto chiesto che l’incontro di ieri si trasformi in una «Task Force permanente di reciproco ascolto e coordinamento strutturato», in quanto una riunione episodica sarebbe insufficiente e inutile.
Sul fronte economica, invece, la Confederazione ha chiesto al Governo misure compensative in vista dell’attuale crollo dei volumi e, ancor di più, della fase recessiva che rischia di aprirsi nei prossimi mesi, quantificata dagli analisti trai 15 e i 25 miliardi di euro di PIL.
Analisi e proposte di Conftrasporto
Conftrasporto-Confcommercio ha avanzato alla ministra De Micheli l’adozione di linee-guida chiare, omogenee, coordinate a livello centrale, oltre al sostegno al lavoro in termini contributivi e di ammortizzatori sociali, da riconoscere anche alle cooperative oltre che alle piccole e medie imprese.
Il segretario generale Pasquale Russo (insieme ai rappresentati di Federlogistica, Fai, Federagenti, AssArmatori e Assocostieri) ha seguito nell’analisi la falsa riga di Nicolini, tracciando un quadro della situazione drammatico anche al di fuori dalle zone rosse, «con ordinanze e iniziative estemporanee che al momento viaggiano in ordine sparso».
Passando poi all’esame dei singoli comparti, sul fronte marittimo si attende la primavera per avere un quadro più nitido, anche se i porti dell’Alto Adriatico, da Trieste a Venezia, già registrano un sensibile calo di arrivi dei container dalla Cina e il momento più critico è previsto per il mese di maggio. Peraltro, se i porti italiani saranno sostituiti da quelli esteri, questo potrebbe creare ammanchi anche nelle finanze dello Stato sotto forma di mancato incasso dei dazi. Considerato che questi ammontano a 13 miliardi di euro all’anno, se anche solo il 10% delle navi venisse ‘dirottato’ in scali diversi dai nostri la perdita sarebbe di 1 miliardo e 300mila euro.
Ecco perché la proposta di Conftrasporto è di ridurre da subito la tassa di ancoraggio e i canoni di concessione, di effettuare i controlli nel porto di partenza e stabilire un ‘protocollo’ unitario a livello istituzionale.
In ambito logistico, invece, Russo ha riferito che esistono «siti di stoccaggio da cui dipende il funzionamento di tutta la filiera distributiva, che si trovano all’esterno delle zone rosse e che, in ragione di questo, dovrebbero essere operativi. Ma in diversi casi i dipendenti risiedono nelle zone rosse, dalle quali non possono uscire per recarsi al lavoro». Ne deriva un tasso di assenteismo stimato tra il 30 e il 40% che costringe di fatto a un’operatività decisamente ridotta.
Rispetto invece all’autotrasporto Conftrasporto chiede di includere tra le imprese destinatarie del sostegno anche quelle che operano al di fuori delle zone rosse perché sono già molte le aziende di autotrasporto che non riescono a lavorare o lavorano fra mille difficoltà e senza la certezza di poter raggiungere le zone di destinazione. Altre proposte concrete sono quella di allungare di almeno 4 mesi le domande per il superammortamento e quella di prorogare tramite decreto dirigenziale i corsi obbligatori per il conseguimento e il rinnovo della patente per condurre camion (CQC).
Infine, altra richiesta di aiuta è stata avanzata al fine di limitare possibili criticità sulla filiera per l’approvvigionamento del GNL (Gas Naturale Liquefatto), fortemente dipendente da Francia e Spagna.
Analisi e proposte di Confartigianato
Le varie federazioni di categoria raccolte in Confartigianato per bozza del presidente di Confartigianato Trasporti, Amedeo Genedani, ha posto l’accento sulla necessità che, oltre agli interventi per la tutela dei dipendenti quali la cassa integrazione in deroga per le piccole imprese, «si faccia fronte con misure specifiche alle scadenze degli imprenditori mantenendo loro la liquidità nei prossimi fondamentali mesi».
La Ministra De Micheli a tal proposito si è impegnata a una consultazione costante con le rappresentanze e a prevedere nei prossimi decreti urgenti interventi mirati al mantenimento della liquidità di cassa delle aziende di alcune filiere che subiranno una riduzione drastica del fatturato in rapporto all’anno precedente, affinché possano far fronte alle spese correnti.