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La Slovenia fa peggio dell’Austria: chiuso il confine al transito dei tir (con poche eccezioni)

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Mentre sul fronte austriaco l’Italia sembra poter incassare una prima, seppure ancora minima vittoria, sta intanto montando il fronte sloveno. Già nei giorni scorsi vi avevamo raccontato di come anche il governo di Lubiana avesse preso la direzione tracciata da Vienna. E in effetti così è stato. Anzi per certi versi la Slovenia è stata ancora più drastica, visto che nell’ordinanza del ministro della Sanità, Aleš Šabeder, si legge che non soltanto vengono bloccati i confinti al transito di passeggeri sui treni e autobus internazionali, ma anche il trasporto merci dall’Italia. Le uniche merci ammesse sono gli articoli postali, i medicinali, i dispositivi di protezione, le forniture mediche e gli aiuti umanitari.

Scontato che, in poche ore, al confine vicino a San Pietro di Gorizia/Vrtojba si sia creata una lunga colonna di camion. Gli unici ad avere il transito consentito erano infatti i cittadini sloveni, le persone con residenza permanente o temporanea in Slovenia e i veicoli merci con destinazione finale in Slovenia. I veicoli merci presenti nel territorio slovena sono stati obbligati a lasciare il paese il più in fretta possibile.

Immediata la protesta del governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che ha giudicato l’atteggiamento sloveno «irresponsabile e scorretto nei confronti di un intero Paese, l’Italia, ma anche di una regione quale il Friuli Venezia Giulia, che hanno sempre coltivato un rapporto leale e pienamente collaborativo con i Balcani». 
Siccome peraltro lo stesso problema si registra anche in Croazia, Fedriga ha inviato una lettera al ministro degli Esteri Luigi Di Maio per invitare con fermezza Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina e Serbia a «rivedere le rispettive posizioni assunte in tema di chiusura dei confini». Secondo il governatore questo modo di fare produce l’unica conseguenza di «limitare il transito delle merci e di rallentare gli indispensabili rifornimenti alle imprese di ogni nazionalità, necessari a fare fronte all’immanente emergenza».

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