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Manovra: taglio dal 2021 del rimborso accise per i camion euro4; restano dubbi per quelli euro3

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Ci sono gli incentivi (pari a 15,7 milioni di euro) per il rinnovo del parco di veicoli pesanti e a quel punto ci sarà anche il taglio dei rimborsi delle accise. Nel documento programmatico di Bilancio approvato all’alba del 15 ottobre dal Consiglio dei ministri e spedito in tutta fretta a Bruxelles, compare a chiare lettere l’ipotesi di rivedere alcuni sussidi giudicati dannosi per l’ambiente e, tra questi, figura l’«eliminazione del beneficio sul gasolio utilizzato per il trasporto di merci e passeggeri dei veicoli di categoria Euro3 + Euro4 dal 2021». Si tratta, come detto, di un’ipotesi che, un po’ come tutta la manovra, viene cautelata sotto l’espressione «salvo intese», come a dire che tutto può essere ridiscusso. Ma l’indirizzo o, se si preferisce, la logica con cui agire è quella, in parte sostenuta anche da qualche associazione dell’autotrasporto: giro di vite sui veicoli più inquinanti con contestuale concessione di un sostegno per chi è costretto a disfarsi di questi stessi mezzi

Il testo, come detto, parla di misura in partenza dal 2021. Ma è ovviamente un’indicazione di massima. Non a caso qualcuno parla di anticiparla, almeno per gli euro 3, al 2020. Segno che sul punto non è stata anche raggiunta un’intesa. Un’indicazione risolutiva in tal senso potrebbe arrivare da Cernobbio, quando al Forum di Conftrasporto arriverà il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli (sembra che tra lunedì 21 e martedì 22 ottobre la data più probabile sia la seconda).

 

In ogni caso non si tratta dell’unica misura che compare sotto il capitolo della sostenibilità ambientale. A farle compagnia ci sono:
– l’introduzione di una «tassa per prodotti inquinanti impiegati per la produzione di energia» (perché altrimenti far circolare veicoli alimentati con energia elettrica frutto di carbone non ha molto senso);
– l’«incremento dal 30% al 100% nella determinazione della base imponibile ai fini IRPEF del reddito ritraibile per le auto aziendali più inquinanti»;
– l’introduzione di una «imposta sugli imballaggi di plastica» (pari a un’aliquota di 1 euro per kg) da far scattare dal 1° giugno 2020.

Dall’insieme di questo pacchetto il bilancio dello Stato dovrebbe trarre benefici per 1,7 miliardi di euro dal 2020 e di 2,4 miliardi nel 2021. Anche se pure qui vanno trovate le intese. A Confindustria, per esempio, la tassa sulla plastica non piace affatto, in quanto la ritiene esclusivamente «un’imposizione diretta a recuperare risorse ponendo ingenti costi» a carico di tutti. Senza dimenticare che le imprese già versano un contributo ambientale Conai per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica, soldi che in buona parte (350 milioni di 450 complessivi) vanno a finire ai Comuni per sostenere la raccolta differenziata. 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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