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Al via la produzione dell’eSprinter elettrico: l’antistandard

Da oggi nello stabilimento Mercedes-Benz di Dusseldorf inizia la produzione del più grande van della Stella in versione elettrica. E con un capolovaro di flessibilità operativa sarà assemblato sulla stessa linea in cui vedono la luce i suoi cugini a motore termico. Ma la flessibilità è anche il tratto distintivo del veicolo che può adattare autonomia, capacità di carico, tempi di ricarica, velocità alle esigenze di chi lo usa

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Tre, due, uno: partita. La produzione dell’eSprinter è iniziata ufficialmente oggi, 12 dicembre, con tanto di cerimonia all’interno dello stabilimento di produzione di Mercedes-Benz Vans di Dusseldorf, sicuramente il principale e non a caso punto di riferimento per gli altri siti sparsi nel mondo. Qui la casa della Stella produce furgoni dal 1962 e da allora ne ha sfornati qualcosa come 4,6 milioni, di cui 200 mila venuti fuori dalla catena di montaggio dal 2018 con le sembianze del nuovo Sprinter. Eppure, malgrado tutta questa tradizione ed esperienza consolidata, oggi a Dusseldorf si respirava un’aria speciale, quella che si percepisce quando il presente assume già un connotato storico. Nulla di casuale, perché i tedeschi – si sa – vanno incontro agli eventi con pianificazione millimetrica. Pensate che prima ancora di mettere in calendario l’avvenimento odierno Mercedes-Benz Vans ha investito circa 330 milioni di euro nell’espansione tecnica della produzione. Il tutto con uno scopo: riuscire a produrre sulla stessa linea produttiva qualunque tipologia di veicolo e quindi anche quelli elettrici. Un capolavoro di flessibilità a cui anche i dipendenti si sono dovuti preparare. Per la precisione in 2.400 si sono dovuti sottoporre a una formazione mirata alla gestione e al montaggio delle tecnologie ad alta tensione

Ma la flessibilità è soltanto la pietanza, da accompagnare con un contorno di coerenza. Cosa vuol dire? Molto banalmente, hanno ragionato in Mercedes-Benz, se produciamo veicoli a zero emissioni dovremmo rendere anche la stessa produzione priva di emissioni di CO2. Cosa che avverrà, stando agli obiettivi della Stella, entro il 2022, acquistando energia elettrica verde esclusivamente da fonti rinnovabili.

Ma la coerenza si coniuga in doppia direzione tra produzione e oggetto della produzione. Perché l’eSprinter, a dispetto del suo aspetto, è tutt’altro che un veicolo standard. Nasce cioè su una linea di montaggio consacrata alla flessibilità e allo stesso modo sprigiona flessibilità da tutti i componenti. Proviamo a spiegare. L’eSprinter che oggi entra nella fase della produzione in serie dal punto di vista della configurazione è in versione tradizionale: un furgone a tetto alto con ptt di 3,5 ton e un volume di carico massimo è 10,5 m3, identico a quello dello Sprinter con motore termico. La sua flessibilità operativa, però, si manifesta su altri fattori, prima tra tutti quello relativa alla dotazione di batterie. Perché chi lo acquista può optare per una versione con tre o quattro batterie da 55 kWh, in grado di garantire un’autonomia di 168 km e un carico utile di 891 kg. Ma chi avesse necessità di caricare di più può scegliere di avere tre delle quattro batterie con capacità ridotta a 35 kWh, così da ridurre l’autonomia a 115 km, ma in compenso di accrescere il carico utile di circa 140 kg fino a 1040 kg. In più la flessibilità si gioca sia sulla ricarica rapida integrata, visto che l’80% della carica della batteria può essere reintegrato in 30 minuti, sia rispetto alla velocità, visto che quella massima può essere impostata a 80, 100 o anche fino a 120 km/h. Tutto questo per dire che l’eSprinter è una sorta di foglio bianco – o se preferite, viste le sue emissioni, verde – su cui ogni trasportatore può scrivere ciò che più gli piace scegliendo, tra le tante opzioni disponibili, quella che maggiormente si attaglia alle proprie missioni. E così questa ottimizzazione sartoriale della produttività aiuta anche a far rientrare più velocemente rispetto al maggior costo del veicolo.   

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La redazione di Uomini e Trasporti

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