Obesità, apnee notturne, poca attenzione alle correzioni della vista, dolori osteo-muscolari, pressione alta e sindrome metabolica. Sono questi i disturbi più ricorrenti tra chi ogni giorno si mette alla guida di un camion per trasportare merci da una parte all’altra del Paese. La ricerca «La Salute vien Guidando» presentata oggi nell’ambito del Transpotec Logitec di Verona, è stata condotta da Federservice, una delle società del Gruppo Federtrasporti (aggregazione economica di 60 aziende di autotrasporto) all’interno delle 18 tappe del Renault Trucks Italian Tour e in una serie di aziende di autotrasporto del mondo Federtrasporti. Il progetto, quindi, ha permesso di verificare non solo la “salute del veicolo”, grazie ai check-up messi a disposizione dalle concessionarie Renault Trucks Italia, ma anche la “salute degli autotrasportatori”. Giacché è evidente che l’efficienza dei veicoli e il benessere dei conducenti sono precondizioni per garantire la sicurezza di chi va per strada.
Come va la salute
Il 53% degli autisti visitati durante l’indagine porta gli occhiali, di questi il 55% non ha delle lenti corrette adeguatamente. Solo il 29% di coloro che portano gli occhiali effettua un controllo della vista all’anno e il 28% ha dichiarato di non vedere bene.
Il 10% dei visitati è consapevole di soffrire di apnee notturne durante il sonno (OSAS), mentre il 43% risulta a rischio di OSAS. Più di un terzo è a rischio di sindrome metabolica (preludio del diabete e di altre patologie), mentre il 42% è sovrappeso e il 33,6% è obeso.
Lo stile di vita
Tutti gli intervistati hanno riferito di non avere un’alimentazione regolare, l’80% ha riferito di soffrire di dolori osteo-muscolari e il 30% ha denunciato problemi a livello circolatorio (formicolio agli arti inferiori), dichiarando di non condurre uno stile di vita attivo all’esterno dell’orario di lavoro. Infine, una particolarità: oggi solo il 49% dei camionisti pranza o cena abitualmente in un ristorante o in autogrill. Nel 2010 questa percentuale arrivava al 69,7%. Quasi il 30% degli autisti preferisce oggi portare con sé il cibo da casa (nel 2010 era solo il 19%) e oltre il 17% non mangia o mangia mentre guida.
L’età avanza
A fronte di questo panorama va considerata la variante età. L’autotrasporto non è più un mestiere per giovani. Secondo i dati del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti oggi in Italia sono attive 1,17 milioni di CQC, carte del conducente che in linea di massima equivalgono a un autista in attività (nel trasporto merci e persone). Di questi, il 45,8% ha più di 50 anni. Solo il 18,1% è al di sotto dei 40 anni. Stesso trend tra i titolari delle ditte individuali, i cosiddetti padroncini. Secondo i dati di Infocamere, il 66% ha un’età compresa tra i 50 e i 90 anni. Oggi risultano più di 500 gli ultranovantenni alla guida di un’azienda di autotrasporto. Sette anni fa, nel 2011, gli over 50 erano “solo” il 52%.
La cattiva salute come specchio dei mali del sistema
Questi e altri numeri emersi dall’indagine, però, non sono da leggere come l’espressione di una trascuratezza espressa da individui distratti e poco sensibili, quanto come un campanello di allarme a cui prestare attenzione. Tra pochi anni il sistema dell’autotrasporto si troverà necessariamente a fare i conti con una popolazione attiva di ultrasessantenni più o meno in salute. Per far sì che il sistema regga ci sono due modi: accrescere il benessere di questi “non più giovani” e allargare ai veri giovani le porte di ingresso al mercato.
Due facce della stessa medaglia. Occorre rimuovere i fattori che oggi creano difficoltà e tengono lontani i giovani da questo mestiere. Bisogna creare le condizioni per lavorare in contesti più nuovi e confortevoli (a partire ovviamente dai veicoli), con ritmi di lavoro meno sincopati, lungo infrastrutture più fluide e in un clima economico meno stressato dalla concorrenza e dalla corsa al ribasso sul fronte dei costi. Le ragioni del malessere espresse dall’indagine, sono esattamente le stesse che rendono poco attrattivo il mondo dell’autotrasporto a chi lo guarda dall’esterno.
Sei ricette-proposte per l’inizio di una cura
La ricerca lancia anche alcune proposte concrete da affidare alle istituzioni. Eccole in estrema sintesi:
1) Rendere più accurate le visite oculistiche obbligatorie per gli autisti professionisti
2) Equiparare il padroncino all’autista dipendente per ciò che attiene la cura della salute e della sicurezza stradale.
3) Effettuare una campagna di comunicazione con cui spezzare l’equazione tra riscontro dell’OSAS e perdita della patente e far comprendere che, chi soffre di tale disturbo, può sottoporsi a un percorso riabilitativo.
4) Finanziare pubblicamente (o tramite concessionarie) un programma di realizzazione di nuove aree di sosta, attrezzate con spazi per il movimento e la cura della persona, già presenti in altri paesi Ue.
5) Automatizzare la procedura di attuazione della norma in cui si prevede il pagamento di un indennizzo, del committente al vettore, laddove il tempo di attesa al carico-scarico superi le due ore.
6) Introdurre tra le categorie di lavoratori occupati in mansioni usuranti i conducenti di veicoli pesanti adibiti al trasporto merci.