L’annuncio ufficiale è stato dato dal presidente della Commissione europea José Manuel Barroso: a partire dal 1° luglio 2013 la Croazia dovrebbe diventare il 28° paese dell’Unione. Per ora il condizionale è d’obbligo. Prima di quella data, infatti, c’è bisogno dell’approvazione sia di tutti gli Stati membri, sia degli stessi cittadini croati tramite referendum. Ma cosa cambia di fatto con questo nuovo allargamento dell’Europa, soprattutto per quanto riguarda i trasporti?
Il settore più interessato è quello dei trasporti marittimi. Dall’altra parte della sponda adriatica, infatti, c’è un porto, quello di Rijeka, già entrato nel Napa (associazione dei porti del Nord Adriatico), che – a detta di Antonio Passaro, amministratore delegato del locale terminal container (acquisito di recente, per il 51%, dalla società filippina International Container Services) – intende toccare quota 600 mila Teu nel
Secondo Passaro i vantaggi di Rijeka sono quelli di poter lavorare in ambiti di nicchia, identificabili geograficamente anche calcolando sulla cartina il potenziale raggio di azione dello scalo. Nell’arco di poche centinaia di chilometri, infatti, si trovano economie in crescita, come quelle di Serbia e Bosnia, o paesi dell’Est con gli incrementi più consistenti in termini di Pil, come la Slovacchia.
In più a Rijeka stanno risolvendo il problema dei fondali, neo atavico anche dei nostri porti: il pescaggio attuale, grazie a recenti lavori, raggiunge gli
Intanto, buone notizie arrivano anche dall’autorità portuale, Luka Rijeka, che ha investito una parte (circa 10 milioni di euro) dei soldi incassati dalla ricordata vendita alla International Container Services di una quota del terminal container, nell’acquisto di quattro nuove gru.
Croazia sulla soglia d’Europa: e Rijeka spinge sull’intermodale
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