I lavoratori della Fazi Trasporti, azienda dell’ascolano con un parco veicolare di circa 250 veicoli utilizzati per trasporti gran volume, sono sul piede di guerra. Da giorni protestano davanti ai cancelli della società, che da parte sua sembra avere gettato la spugna. Molto semplicemente ha dichiarato di trovarsi in grave difficoltà e di non riuscire a pagare gli stipendi, ragion per cui 170 dei 250 dipendenti sono stati messi in mobilità. Soltanto che i dipendenti della Fazi, molti dei quali stranieri, già in passato avevano rinunciato a tredicesima e quattordicesima e, da qualche mese, anche allo stipendio. Al punto che adesso vantano crediti di circa 25 mila euro e temono di vederli finire in fumo. I sindacati della Filt-CGIL sono intervenuti per salvare il salvabile. Ma vista la criticità della situazione hanno chiesto un intervento alla Regione Marche finalizzato a salvare i posti di lavoro. In attesa di risposta, si leva la voce di Trasporto Unito, l’associazione di categoria cui la Fazi era iscritta, per denunciare come la vicenda dell’azienda marchigiana sia soltanto “la punta di un iceberg”, in quanto “per una grande azienda che non riesce ad andare avanti, sono migliaia e migliaia le imprese del settore che chiudono nel silenzio assordante della politica, con tragici riflessi economici e sociali”.
Ancora più esplicito Maurizio Longo, segretario di Trasportounito, secondo il quale “sono ben 51 mila imprese di autotrasporto non hanno pagato il rinnovo obbligatorio dell’iscrizione all’Albo degli Autotrasportatori”, o perché “non hanno neanche le risorse economiche per pagare le quote all’Albo, o pensano di non poter proseguire l’attività; e se davvero ( come non solo possibile, bensì probabile) dovessero chiudere almeno la metà delle imprese che non hanno pagato, il comparto dell’autotrasporto produrrebbe qualcosa come 120.000 disoccupati in più, ed un colpo fatale per l’intero indotto”.