La manovra finanziaria è al centro di mille polemiche. Tra le altre ce n’è una che riguarda il trasporto ferroviario e deriva dalla previsione di obbligare tutte le imprese del settore che operano in Italia ad applicare il contratto di lavoro delle Ferrovie dello Stato.
Una previsione che da subito non è piaciuta a Confetra, che per bocca del suo il direttore generale, Piero Luzzati, l’ha definita fuori luogo (rispetto a “un provvedimento che dovrebbe avere come uniche finalità il contrasto dell’emergenza finanziaria e il rilancio del sistema economico attraverso interventi di semplificazione e di liberalizzazione”) e soprattutto “di retroguardia, palesemente contraria al principio costituzionale di libertà contrattuale”.
Sulla stessa scia si è mossa anche FerCargo, che dopo aver ricordato che il contratto collettivo FS “è già da tempo scaduto” ha tuonato sostenendo che “La modifica, imposta da forze politiche che a parole si richiamano a principi liberali, irrompe a gamba tesa nelle trattative in corso tra sindacati e imprese ferroviarie, mettendo a rischio la ricerca di una reale condivisione sul contratto unico di settore mobilità”.
Anche Conftrasporto ha commentato negativamente la disposizione, accusando il governo di essere affetto da una sindrome da “liberalizzazione ad intermittenza”, per cui si chiede di liberalizzare negozi, farmacie professioni, taxi e settore della n.c.c, ma poi, in ambito del settore ferroviario, si impone a tutte le imprese operanti nel territorio, “di applicare per legge il fatiscente e obsoleto contratto delle Ferrovie dello Stato”. Una norma che, secondo Paolo Uggè, presidente dell’Associazione, “è fatta per omaggiare l’ultimo monopolista statale, contraria ad ogni buona regola riferita alla contrattazione aziendale”.
Unica voce fuori dal coro è quella di Federtrasporto, secondo cui con la norma in questione “ci saranno regole nuove uguali per tutti”. Federtrasporto, in rappresentanza di Agens, l’associazione datoriale di Confindustria, precisa che “da tempo ha formalmente dichiarato superato e superabile il contratto collettivo nazionale delle attività ferroviarie, sottoscritto nel 2003 e scaduto nel dicembre del 2007, alla luce della liberalizzazione del mercato che impone a tutte le aziende concorrenti nuove regole che premino flessibilità, produttività e qualità del lavoro”. Inoltre, prosegue, “Federtrasporto e Confindustria, per rispondere alle esigenze del mutato contesto competitivo nazionale e internazionale, alla fine del 2010 hanno formalmente invitato tutte le imprese del settore a partecipare al tavolo comune per la riscrittura del nuovo contratto nazionale: regole nuove che avrebbero consentito ad ogni attore di competere, evitando così che la concorrenza si possa sviluppare sul ‘dumping contrattuale’ piuttosto che sul mercato. Tutte le imprese hanno declinato l’invito”. E comunque – conclude Federtrasporto “esistono altri due contratti nazionali ‘di riferimento’ per le imprese ferroviarie: il contratto nazionale Autoferrotranvieri e il contratto nazionale logistica, trasporto merci e spedizioni, applicato da imprese private. Ma soprattutto è in corso un processo di costruzione del nuovo contratto nazionale della Mobilità, sostenuto con convinzione dallo stesso ministro Altero Matteoli e approdato ad una prima intesa nel settembre 2010 (peraltro non ancora operativa) tra le principali associazioni datoriali del settore, tra cui Federtrasporto-Agens, e tutti i sindacati maggiormente rappresentativi. Ebbene, nessuna delle nuove imprese ferroviarie ha ritenuto di partecipare alla costruzione della prima parte del nuovo contratto nazionale”.
Una posizione alla quale FerCargo ha voluto ribattere, per precisare che “né Fercargo, né le singole imprese ad essa associate sono state invitate partecipare, ad alcun livello della trattativa per il nuovo CCNL, né dal Governo né da Federtrasporto stessa”. Ciò che è accaduto – prosegue – “è invece che alcuni mesi fa FerCargo, che aveva elaborato una propria proposta per lo specifico settore del trasporto ferroviario delle merci, ha cercato di aprire un tavolo di confronto con Federtrasporto attraverso alcuni specifici incontri, iniziativa poi annullata da Federtrasporto in conseguenza della costituzione del Forum del Trasporto Ferroviario tra Fercargo, NTV, Assoferr, Arriva DB, Arenaways”. “Evidentemente – conclude la nota – Federtrasporto non ha piacere che in Italia ci siano altri soggetti, oltre alle FS da loro rappresentate, che parlino tra loro, interagiscano e possano esprimere una propria posizione sullo sviluppo del trasporto ferroviario nel nostro paese”.
In ogni caso FerCargo “ritiene auspicabile un contratto nazionale che, al suo interno, individui pienamente la specificità del settore cargo e quindi marchi una chiara differenziazione rispetto al trasporto viaggiatori di lunga percorrenza ed al trasporto locale, che operano in contesti ed ambiti del tutto differenti. Lo stesso contratto nazionale dovrà contenere principi e regole di carattere generale, per poi lasciare ampio spazio alla contrattazione aziendale, tenuto conto che, anche nell’ambito del cargo, vi sono aziende che per dimensione, distribuzione territoriale, tipologia di business, necessitano di una specifica organizzazione del lavoro”.
Queste in sintesi le posizioni espresse fino a oggi. Ma tutto lascia presumere che la polemica continui.