Emilio Pietrelli, presidente del Gruppo Federtrasporti, scrive una lettera aperta in cui ricorda la necessità, in momenti di emergenza, di fare ognuno la propria parte. L’autotrasporto si impegna a dotarsi di tutto quanto serve per viaggiare anche con il maltempo, ma le autostrade devono attrezzarsi con tutto quanto serve per garantire in ogni caso la circolazione. Pena un impoverimento generale del Paese.
Prefetture e società Autostrade sembrano affette da una sindrome anoressica. Sono convinte che la neve, come il cibo per alcuni adolescenti in crescita, possa far male in ogni caso e quindi non appena se ne prevede la discesa bloccano la circolazione dei veicoli da trasporto. Senza rendersi conto che, come accade appunto agli anoressici, a lungo andare questa astinenza o questo divieto di circolazione provoca danni incalcolabili ai singoli, alle imprese, all’intero paese. Perché, semmai fosse ancora necessario ricordarlo, la nostra economia si regge sul trasporto, come pure il sostentamento di tante imprese di autotrasporto e di tante famiglie che di queste – perdonate il linguaggio tecnico – ne sono l’indotto.
Allora bisogna farla finita. L’autotrasporto si assume la responsabilità di spostare le merci, di qualunque tipo e in qualunque condizione meteorologica, da una parte all’altra del territorio. Così, le persone trovano alimenti sui banchi, gli automobilisti non vedono la benzina lievitare giorno dopo giorno, le fabbriche non sono costrette a interrompere le catene di montaggio per mancanza di componenti.
Perché questo è il compito che l’economia assegna al settore, per altro in maniera esclusiva, visto che, senza voler entrare nel merito, il trasporto ferroviario delle merci resta una speranza che nel tempo assume sempre più i contorni di una chimera.
E se piove e nevica l’autotrasporto si attrezzerà di conseguenza, spendendo e facendo “calzare” ai veicoli pneumatici antineve o catene. Perché così va il mondo. Così si fa nel resto del mondo.
D’altro canto, però, tutti devono fare la loro parte. E allora le concessionarie delle autostrade italiane devono in ogni caso garantire la circolazione. Perché le strade sono una ricchezza o, meglio, un’infrastruttura che muove ricchezza. Se si fermano, diventiamo tutti più poveri. Ragion per cui quando c’è un esodo bisogna attrezzarsi, allo stesso modo di quando è prevista neve; ci si dota degli strumenti adeguati per fare in modo che la circolazione continui. E se gli strumenti costano, pazienza: costa anche fermare la circolazione. Allora significa che spendere in spargisale, in spazzaneve e quant’altro equivale a investire, perché evita perdite economiche per il paese. Di quello stesso paese che è proprietario delle strade che gestiscono in concessione. Anche perché per garantire la circolazione – non lo dimentichiamo – le autostrade incassano quotidianamente fior di pedaggi.
Ecco allora una proposta: consentire gli aumenti dei pedaggi non soltanto in relazione agli investimenti sulla rete, ma anche alla verifica di investimenti in macchinari atti a gestire le emergenze maltempo.
Non si può invece pensare che siccome è prevista neve ci si ferma. Non si può fare allarmismo dicendo che, siccome domani o dopodomani nevica, è meglio stare tutti a casa, evitando di entrare in autostrada. Questo discorso va bene per i vacanzieri, non per chi sulle strade ci lavora.
E lo stesso sforzo, la stessa assunzione di ruolo, va fatta dalle prefetture, che devono distinguere la circolazione privata da quella professionale. Alla prima si possono imporre blocchi, si può cercare di scoraggiarla dall’uso delle auto potenziando i mezzi pubblici, ma quella professionale deve continuare a lavorare per sé e per gli altri. Ovviamente, utilizzando tutte le precauzioni e gli equipaggiamenti che la legge impone. Ecco quindi il compito delle prefetture: far verificare agli organi di controllo che tutta l’utenza professionale delle autostrade abbia pneumatici da neve o catene ed eventualmente punire – anche duramente – chi ne fosse sfornito.
Ma se continuiamo a ragionare da anoressici, a costringerci al digiuno di circolazione forzoso, finiremo lentamente per andare incontro al totale deperimento. E viste le condizioni delle nostra economia, è un rischio troppo grande.
Emilio Pietrelli
Presidente del Gruppo Federtrasporti