Un camionista guida nei giorni di divieto e per di più senza inserire la carta tachigrafica. La sua azienda (Arcese Trasporti) lo licenzia. Ma il camionista in questione – attivista di un sindacato – ricorre in giudizio per chiedere il reintegro. E il Tribunale di Trento gli dà ragione, reintegrandolo nel posto di lavoro.
Motivazione? La violazione delle normative era stata effettuata contrariamente alla sua volontà, ma in uno stato di costrizione a cui l’aveva indotto la condotta aziendale nei suoi confronti. In pratica l’azienda – si legge nella sentenza – aveva cambiato il programma di viaggio e non aveva adottato misure per recuperare l’autista, e quindi di fatto lo aveva messo in condizione “di trascorrere 31 ore, di cui 23 di sabato, fermo in un parcheggio e lontano da casa”. Per scongiurare tale situazione l’autista ha deciso di accendere il veicolo e di mettersi in viaggio anche se non poteva.
Per evitare 31 ore in parcheggio, parte senza tachigrafo. L’azienda lo licenzia, il giudice lo reintegra
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