Il Veneto dell’autotrasporto scricchiola. Dopo la messa in liquidazione della Vaccari e della ACM, dopo le tante notizie legate ai ritardati pagamenti della De Boni, adesso arriva anche la chiusura da venerdì della CTE. A dire il vero, questa società ha sede a Bologna, ma è a Padova che ha il più nutrito numero di collaboratori, una quarantina su 120 complessivi. Il destino dei dipendenti è, come si dice in questi casi, appeso a un filo ed è atteso a breve l’invio della lettera di licenziamento. Peraltro, come denunciano dal sindacato, essendo il personale inquadrato nel settore terziario non dispone nemmeno del diritto a tradizionali ammortizzatori sociali, fatta eccezione per la cassa integrazione in deroga per 8 mesi.
Proprio tali prospettive hanno indotto molti lavoratori a riunirsi in assemblea permanente all’interno degli uffici della società a Padova, mentre dalla Filt fanno sapere che vigileranno per controllare che alla chiusura della società non segua l’apertura di un’altra, con buona pace dei crediti dei lavoratori. Un timore che – sottolineano sempre dal sindacato – deriverebbe dalle vicende dell’imprenditore di La Spezia titolare della società «di cui sono ampiamente note le abilità di chiudere e aprire aziende del settore autotrasporto merci conto terzi, lasciando inevase imposte, contributi, retribuzioni dei lavoratori nonché prestazioni anche di altri fornitori».
Crisi a Nordest: CTE messa in liquidazione
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