Quando il prezzo di benzina e gasolio si impenna la ricerca di carburanti alternativi si eccita. Anzi, molte volte diventa molto concreta. Giunge infatti dalla Cina la notizia dell’apertura, nel prossimo febbraio, di uno stabilimento a Kwan Tseung (vicino a Hong Kong) in grado di produrre biodiesel utilizzando olio da cucina esausto. Detto altrimenti, banale olio fritto. L’impianto, finanziato con capitali locali, olandesi e mediorientali (per la precisione 165 milioni di dollari), potrà arrivare a produrre in uno spazio di 18.000 metri quadri circa 100 mila tonnellate di biodiesel all’anno già a partire da agosto 2013. Inizialmente, a dire il vero, si utilizzerà per la produzione l’olio di palma lavorato – ben più costoso – per arrivare a ricorrere al 90% di olio da cucina esausto e a grassi animali nell’arco di tre anni. Un tempo necessario a mettere in deposito i quantitativi utli alla produzione, tanto che già oggi è iniziata la raccolta dell’olio esausto in 1.800 ristoranti di Hong Kong.
C’è un problema: il costo ancora relativamente elevato, visto che una tonnellata prodotta tramite questo procedimento arriva a costare circa 1.300 dollari, quando per un corrispondente quantitativo di gasolio ci si ferma intorno ai 1.000 dollari. Un problema comunque perfettibile anche grazie al drastico contenimento delle emissioni di CO2, pari a circa l’80% rispetto al gasolio. Fattore che potrebbe indurre ad abbassare anche le accise locali sul biodiesel da olio esausto e quindi a contenere il prezzo finale.
Carburante da olio fritto: la Cina ci prova
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