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Mercato trainati: il 2012 chiude con 6.500 pezzi (-33%). Margaritelli (CIR) chiede incentivi all’acquisto

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Il pianto dell’industria dell’auto dilaga, trovando spazio sui media e sottolineando – giustamente – le conseguenze che produce per il sistema paese. In pochissimi invece si interessano al crollo dell’industria dei truck, peraltro più fragoroso di quell’auto. Nessuno invece si ricorda dell’autentico tracollo subito dall’industria del veicolo trainato. A quantificarlo ci ha pensato Luca Margaritelli, amministratore delegato di Compagnia Italiana Rimorchi, intervenendo all’assemblea pubblica dell’Anfia. Nel 2009 il mercato si è dimezzato del 50%, nel 2010 è stato tenuto a galla da incentivi all’acquisto (8 milioni in tutto) e nel 2011, proprio mentre nel primo semestre sembrava riprendere la china, ha subito, nel secondo, un ulteriore tracollo, protrattosi per tutto il 2012, che chiuderà con 6.500 veicoli immatricolati, pari a un –33% circa rispetto al 2011.
Si dirà: è la crisi. Ed è vero, ma da noi ha fatto più vittime che altrove. Prova ne sia che – come ha ricordato lo stesso Margaritelli – Francia e Germania nel 2012 hanno subito rispettivamente una frenata dell’8,5 e del 5%. E anche sul lungo periodo, il livello attuale del mercato in Italia è del 63% più basso di quello del 2007, mentre Francia e Germania sono al -38% e al -18%. Senza considerare che questi sono dati medi, che includono cioè i veicoli frigo e quelli per trasporto rifiuti, gli unici a tenere in questi tempi di magra. Ma gli General Cargo, i semirimorchi cioè per trasporto generico, fanno segnare flessioni fino all’80%.
Cosa fare? La prima risposta fornita da Margaritelli è di guardare ad altri mercati. Vale a dire esportare o creare centri di assemblaggio in quei paesi, primo tra tutti la Russia, dove l’economia è in crescita. E per evitare le tante difficoltà di un’avventura in solitaria Margaritelli ha consigliato l’approccio strutturato del cluster, in cui gruppi di imprese, operatori economici collegati e istituzioni, unendosi tra loro raggiungono una scala sufficiente per lo sviluppo e la messa in comune di servizi, risorse, parco.
Strada che effettivamente in Anfia stanno battendo, istituendo un cluster di aziende nelle due maggiori aree della Russia in cui si concentra la produzione automotive.
In ogni caso, però, Margaritelli ha sottolineato la necessità che anche il mercato italiano conservi un livello minimo, perché in caso contrario anche l’industria nazionale del settore finirebbe con lo sparire. E a quel punto, quando il mercato tornerà, magari tra qualche anno, a livelli decenti, tutta la domanda sarà soddisfatta da produttori stranieri. Per evitare questa prospettiva, segno tangibile di un impoverimento del Paese, bisogna mettere in atto – secondo Margaritelli – alcune misure, peraltro a costo zero per l’Erario. Tra queste l’ad di CIR ne ha ricordate due:
– modificare il Codice della Strada per aumentare del 5% la tolleranza sulla massa complessiva per i veicoli rispondenti alle ultime norme Euro e dotati della strumentazione di sicurezza resa obbligatoria dalle direttive europee;
– destinare una parte di quei 50 milioni per gli investimenti stanziati per l’autotrasporto (complessivamente sono 400), non soltanto per incentivare l’acquisto di veicoli Euro 6, ma anche quello di rimorchi e semirimorchi, basandosi sui criteri di sicurezza.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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