Cosa chiedono e quindi cosa propongono le associazioni di categoria al «governo che verrà»? Qualche spunto è stato fornito il 28 gennaio in occasione della giornata di mobilitazione di Imprese Italia. Altri verranno da Confindustria e Confetra nelle prossime settimane.
Da CNA-Fita è già stato diramato, invece, un documento dettagliato e ricco di spunti. Analizziamoli in panoramica.
Costi minimi e oltre
C’è l’ok alla conservazione della normativa, ma non nel suo complesso. In pratica li si richiede «generici» e quindi, «non per filiera» e «applicabili a tutti i trasporti» e contrariamente a quanto avviene oggi «senza limitazioni chilometriche». In più, la Fita va nel senso di relativizzare l’impatto di alcuni costi fissi e uguali in pratica per tutti – come il gasolio, i pedaggi autostradali, i traghetti – riportandoli in fattura in maniera distinta rispetto all’importo consistente nella remuunerazione del servizio di trasporto, come tale rimesso alla libera contrattazione delle parti.
Contrattazione privata e di settore
A proposito di contratto, la Fita pensa a un rapporto commerciale vettore-committente obbligatoriamente scritto, così da tracciare meglio i rapporti e poter contenere a due soli passaggi la pratica della subvezione, limitata pure dall’introduzione di una proporzionalità tra i mezzi in disponibilità delle aziende e i contratti assunti. In ogni caso, anche se ridotta, all’ultimo anello della catena, vale a dire al vettore che di fatto effettua il trasporto, va garantita – e quindi conservata – la «rivalsa diretta» sul committente. In caso di controversia, la Fita propone di ricomporla tramite una mediazione prezzo le associazioni di categoria, resa possibile dall’inserimento di un’apposita clausola in contratto. In più Fita propone di dare al subvettore la possibilità di rinunciare al diritto di rivalsa laddove gli venga garantita l’opportunità contrattuale di diventare primo vettore.
A prescindere dalle singole relazioni contrattuali, la Fita crede molto agli accordi di settore e a questo scopo propone di recuperarli normativemente, anche garantendo l’accordo promosso da almeno due grandi rappresentanze sia dell’autotrasporto che della committenza, se rappresentate nel Cnel.
Semplificazione
Molto interessante è la proposta di accorpare e semplificare, tramite l’intervento di specifica commissione ministeriale (rinforzata con presente associative), l’intera materia legislativa di settore, dando vita a un Testo Unico. Come esempio di semplificazione si cita l’eliminazione della scheda di trasporto.
Albo e Albi
Rispetto agli Albi, la Fita propone di istituirne uno apposito per il conto proprio, da rendere trasparente alla pari del conto terzi. L’Albo dell’autotrasporto, invece, andrebbe nella visione della Fita trasformato «in un vero e proprio snodo nazionale di verifica e messa in rete delle informazioni sensibili» ai fini della trasparenza. Insomma, meno «centrale appaltante comunicazione» e più «aggiornamento delle banche dati», incrociandole con altri enti. In più si propone di rendere operativa anche tra committenti e vettori gli effetti delle informative antimafia interdittive emesse dalle Prefetture, oltre che istituire una commissione apposita presso l’Albo.
Credito e lavoro
Oltre al consolidamento del Fondo di garanzia dell’autotrasporto, Fita chiede di valorizzare l’incentivazione statale stabilendo però come discrimine all’erogazione dei fondi la sostenibilità ambientale e la regolarità fiscale e contributiva. Rispetto al contributo al Servizio Sanitario Nazionale, alle spese non documentate e agli sgravi Inail si propone di rendere strutturali i relativi fondi. Mentre più in generale si chiede il riconoscimento dell’autotrasporto come lavoro usurante con il conseguente abbassamento dell’età pensionabile. Una proposta infine anche per il distacco, rispetto al quale la Fita chiede di applicare le norme europee sulla parità di retribuzione e contribuzione.