È l’imposta del momento, quella più odiata in particolare dagli operatori del trasporto e della logistica – almeno fino a quando non scopriranno quanto sia ugualmente pesante la Tares – anche perché ha comportato un onere finanziario sui bilanci decisamente maggiorato rispetto agli anni scorsi. Vogliamo fare un esempio? Prendiamo l’inteporto di Bologna. Nel 2011 ha versato al comune di Bentivoglio 400.000 euro di Ici; nel 2012 il conto dell’Imu passa a 650.000 euro, ma diventa di 1,5 milioni se a questa cifra si sommano quelle versate da tutte le imprese attive nella struttura, con un aumento quindi di oltre il 60%.
Ma forse la palma dei più tartassati viene detenuta da chi ha in concessione magazzini portuali. Perché, in virtù di una modifica introdotta con la Finanziaria del 2001, non soltanto devono versare il canone concessorio (come sarebbe normale), ma in più devono versare anche l’Imu (o l’Ici, fino allo scorso anno).
Un’anomalia così evidente che qualche operatore (difeso dagli avvocati Campailla e Pasino) ha pensato di sollevare la questione davanti a un giudice e la vicenda ha trovato un esito a sorpresa.
Per la precisione è stata la Commissione Tributaria di Trieste che lo scorso 10 aprile ha dichiarato che il Comune giuliano non aveva titolo per percepire l’ICI (e oggi l’IMU, visto che ha gli stessi presupposti applicativi) sui magazzini portuali detenuti in concessione per lo svolgimento di attività connesse ai traffici marittimi. Il punto discriminante, cioè, è proprio questo: la connessione diretta tra l’attività che si svolge nel magazzino e il demanio. Ragion per cui magazzini che contengono merci in attesa di partire per mare sono una cosa; un chiosco sulla spiaggia che vende bibite è un’altra. Il primo non pagherà l’Imu, al contrario del secondo.
Insomma una pronuncia, peraltro non isolata, sicuramente destinata sicuramente a fare scalpore.
IMU sui magazzini portuali: per la commissione Tributaria di Trieste non è da pagare
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