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DAF, un successo cresciuto… come un bicchiere di birra

Si comprende e si apprezza il presente soltanto se si conosce il passato. DAF oggi è leader europeo dei trattori, ma era difficile il 1° aprile 1928 pensare che sarebbe arrivata a tanto. A darle vita quel giorno furono i 10.000 fiorini di un fabbricante di birra e l'eccezionale talento tecnico del primogenito di una famiglia di fabbri. Un mix bizzarro, reso equilibrato da ingredienti vincenti. Ve li raccontiamo in questa prima puntata di una serie di «curiose divagazioni storiche»

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Ci sono persone che hanno il destino scritto nelle stelle. O nel calendario, per essere più precisi. Prendete Hub van Doorne, il fondatore della DAF Trucks, ma anche uno dei protagonisti e dei maggiori innovatori dell’industria automotive. Un’industria essenzialmente figlia del Novecento…
Ebbene, Hub van Doorne è nato con il Novecento, esattamente il 1° gennaio, il primo giorno del secolo, in un villaggio del Limburgo, piccolo ma dal nome affascinante: America.
Suo padre faceva il fabbro del villaggio. E prima di lui anche suo nonno. Forse, anche quando arrivò Carlo Magno nei Paesi Bassi i van Doorne facevano i fabbri. Mestiere nobile e apprezzato, ma non molto remunerativo. Così, Hub non riesce a studiare più di tanto. Si ferma a quelle che oggi chiameremmo le scuole elementari, ma le sue mani avevano un innato talento. Bisognava soltanto valorizzarlo.
L’occasione non tardò ad arrivare. A quell’epoca Hub aveva quasi 25 anni: la sua competenza lo aveva portato a diventare supervisore presso una fabbrica di macchine a Eindhoven. Qui un bel giorno si presentò un tal Huenges, un signore particolarmente dinamico. E che lo fosse lo si capiva già dall’auto che guidava: una Stearns-Knight (vedi foto 1) tanto veloce quanto difficile da tenere a punto. Il cruccio dell’auto era un motore che funzionava con valvole a fodero. Ebbene, nell’Olanda dell’epoca non c’era un solo meccanico in grado di farlo girare come doveva. Huenges si fermò più volte a parlare con van Doorne e ne apprezzò subito la lucidità e le conoscenze. Ma quando pensò di metterlo alla prova sul motore della sua auto, capì che quelle mani avevano qualcosa di speciale. Ne apprezzò i benefici uno, due, tre volte. Fino a giurare a se stesso che sul suo motore non si sarebbero mai più appoggiate mani diverse da quelle di Hub.
Ma il talento – come si diceva – va valorizzato. E certo volte anche finanziato. E al signor Huenges non mancavano le finanze. Era proprietario di uno stabilimento di birra e, all’epoca, erano sicuramente più numerosi gli amanti della birra che i possessori di auto. Ma soprattutto quel signore dinamico aveva una ricchezza rara: la generosità e la capacità di riconoscere il genio altrui.
Fatto sta che il 1° aprile 1928 il signor Huenges firmò un assegno da 10.000 fiorini ad Hub, affinché potesse aprire un’azienda tutta sua e nella quale ben presto corse a dargli man forte il fratello minore Wim (vedi foto 2). Non solo: siccome i due fratelli non avevano altre disponibilità, Huenges ritagliò per loro uno spazio all’interno del suo capannone (vedi foto 3). All’inizio i van Doorne proseguirono esattamente con l’arte dei propri avi: facevano lavori di saldatura e di fusione, balaustre, rastrelliere per biciclette. Ma questo filone non durò a lungo. Nemmeno un anno dopo il mondo visse la più grande crisi dell’età moderna (forse, senza considerare, quella attuale): il crollo di Wall Street del 1929 e tutto lo strascico che si portò dietro.
I van Doorne capirono che il mondo, dopo la crisi, sarebbe cambiato e cercarono di puntare su qualcosa di nuovo. Nel 1933 presero la storica decisione: avrebbero costruito rimorchi e semirimorchi. Ma non come già qualcuno iniziava a fare. Il semirimorchio van Doorne, sfruttando la nuova possibilità di saldare elettricamente la struttura e di renderla così anche molto più robusta, sarebbe stato estremamente leggero.
Fu un successo tale che i due fratelli si decisero a cambiare ragione sociale. Da allora in poi si sarebbero chiamati (van) Doorne’s Aanhangwagen Fabriek, ovvero Fabbrica Rimorchi Van Doorme (vedi foto 4). Prendendo soltanto le iniziali viene fuori una sigla destinata a divenire un marchio dal successo globale: DAF.
Da allora in poi la storia di DAF è stata scritta a colpi di innovazione. Già nel 1936 viene inventato il caricatore, uno strumento per caricare e scaricare container sui treni. Come a dire, già allora gli olandesi era anni luce avanti sull’intermodale.
Negli anni a cavallo della guerra iniziarono a realizzare i primi autocarri (vedi foto 5), che negli anni Cinquanta saranno equipaggiati con turbocompressore. Negli anni Sessanta fa la sua prima apparizione il DAF 2600 (vedi foto 6), veicolo a struttura compatta per ottimizzare la lunghezza di carico e equipaggiato con una cabina – disponibile anche in versione lunga – dotata di comfort impensabili.
Dal momento della nascita al 1965, anno in cui Hub van Doorne si ritirò dall’attività, l’azienda aveva acquisito più di cento brevetti a nome del suo titolare. Compreso quello che aveva fatto aprire le porte di DAF anche all’auto. Perché, malgrado pochi lo sappiano, dal 1958 al 1975 (anno in cui il segmento aziendale venne rilevato da Volvo) sono state sfornate anche 820 mila auto DAF. A partire dalla prima, la mitica DAF 600 (vedi foto 7) equipaggiata con la Variomatic, una rivoluzionaria (per l’epoca) trasmissione totalmente automatica.
A quel punto in DAF ci si concentrò esclusivamente sui camion e in particolare su motori per farli muovere  (per scoprire l’offerta di veicoli commerciali DAF consultate le proposte di AutoScout 24 , anche per la sezione usato ). Negli anni Settanta viene tenuto a battesimo l’Intercooler, il sistema che conferisce maggiore potenza al motore riducendo i consumi, e anche le prime cabine ribaltabili. Negli Ottanta è la volta del Turbo-intercooler e delle prime SpaceCab, seguita nel decennio successiva dalla Super SpaceCab. Il resto è storia recente: euro 4, euro 5, euro 6. E il lancio dell’ultimo XF 105 equipaggiato con il nuovo Paccar MX euro 6 (vedi foto 8) avviene proprio nell’anno in cui il marchio olandese riesce a conquistare il 16% del mercato europeo sopra le 16 tonnellate e a confermare la leadership assoluta nel segmento dei trattori.
Hub van Doorne ne sarebbe molto fiero…

 

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La redazione di Uomini e Trasporti

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