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Michelin e l’Italia: un rapporto biunivoco

L'Italia ha bisogno di Michelin. Perché qui, in 4 stabilimenti, produce ogni anno 15 milioni di pneumatici, occupando 4.500 dipendenti. Cosa che lo rende, nel nostro paese, il primo produttore di pneumatici e il primo datore di lavoro del settore. Ma Michelin continua ad aver bisogno dell'Italia. E non a caso negli ultimi 4 anni vi ha investito oltre 200 milioni di euro

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Tra Italia e Michelin esiste una sorta di rapporto biunivoco. Cosa significa rapporto biunivoco? Proviamo a spiegarlo con qualche numero.

 
4 siti e oltre 4.500 dipendenti
Il nostro paese non può fare a meno della più grande casa di pneumatici del mondo. Perché qui Michelin, dal 1901 in poi (da quando cioè aprì la prima agenzia commerciale italiana), ha sempre creato lavoro, ricchezza e sviluppo. Oggi, per la precisione, sono 4 gli stabilimenti italiani sui quali campeggia il Bibendum: il più vecchio ma anche il più grande, quello di Cuneo, risale esattamente a 50 anni, anche se gli altri (Alessandria, Fossano e Torino Stura) gli sono andati praticamente a ruota, vedendo la luce intorno ai primi anni 70. 
Tutti però nel tempo hanno acquisito una precisa specializzazione, mettendo a punto processi che non si esauriscono al momento finale della produzione – vale a dire alla nascita dello pneumatico – ma abbracciano anche tutta la componentistica principale, vale a dire mescole, semilavorati metallici e tessili. In tal senso, cioè, i principali fornitori di Michelin in Italia sono stabilimenti Michelin posti in Italia. E questo fa pensare… 
Mentre il mondo si globalizzava e rincorreva (delocalizzando) le sirene del basso costo del lavoro, Michelin, nella nostra penisola, formava personale e poi se lo teneva ben stretto. Prova ne sia che oggi nessun costruttore di pneumatici ha in Italia più personale di Michelin. Prova ne sia soprattutto che i 4.504 dipendenti hanno mediamente 43 anni e da ben 18 lavorano per il Bibendum. Un rapporto tra età anagrafica ed esperienza che nessuna azienda cinese o rumena potrà mai vantare. 
Un piccolo miracolo? «Non proprio – risponde Giorgio Paggiarin, direttore commerciale e consigliere di amministrazione di Michelin Italia – forse a garantire competitività alle nostre strutture è soprattutto un forte senso di appartenenza di tutti i dipendenti, insieme alla volontà di raggiungere gli obiettivi prefissati a prescindere da tutto».   
 
15 milioni di pneumatici diretti in ogni dove
Grazie a queste qualità del personale, ogni anno dai siti italiani escono più di 15 milioni di pneumatici, quanto basta per rendere Michelin il primo produttore del nostro paese. E di questi 15 milioni, circa 1,5 sono per autocarri, compresi i 150.000 ricostruiti con marchio Remix
Tutta questa produzione, peraltro, alimenta soltanto in minima parte il mercato italiano, sul quale comunque la casa francese è leader e dove non a caso ha sviluppato un’imponente rete commerciale, che in totale supera i 16.000 punti vendita, ma che ha come fiori all’occhiello i 702 rivenditori Mastro e i 119 Euromaster, la catena Michelin più importante in Europa. Anzi, gli pneumatici autocarro che varcano i cancelli dello stabilimento di Alessandria, per esempio, si fermano lungo la penisola soltanto nel 27% dei casi, mentre per il resto prendono la direzione dei 5 continenti. E questo significa una cosa ulteriore: che i siti italiani sono competitivi anche su scala mondiale
 Ovviamente, per presidiare e supportare queste attività, Michelin Italia si è dotata di una sede commerciale, di tre centri logistici nazionali e di un polo logistico internazionale. E non è finita, perché «Michelin in Italia» significa pure attività editoriale – quella che serve per realizzare e distribuire le celeberrime Guide Rosse e le tanto apprezzate cartine – ma anche un’intensa opera di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale e sulla mobilità sostenibile
 
Il fatturato 2012: quasi la metà dell’IMU
In conclusione, è praticamente impossibile fare il conto di quanta ricchezza esprima – direttamente e indirettamente – tutta questa massa di attività. Bisogna accontentarsi del dato del fatturato di Michelin Italia, che già di per sé dice tanto: nel 2012 ha raggiunto l’1,7 miliardi. In pratica la metà di quanto incassa lo Stato dall’IMU sulla prima casa.
 
Oltre 200 milioni investiti dal 2009 a oggi 
Ma come si diceva, il rapporto Italia-Michelin è biunivoco. Perché se è vero che l’Italia ha bisogno della ricchezza, della produzione, dell’occupazione generata da Michelin, è anche vero che Michelin ha bisogno dell’Italia. Lo dimostrano soprattutto i soldi che la multinazionale continua a investire nel nostro paese: dal 2009 a oggi, vale a dire nel quadriennio più nero del secolo per l’automotive europeo, da Clermond Ferrand sono stati dirottati verso l’Italia oltre 200 milioni di euro, di cui più di 27 destinati al sito dedicato agli pneumatici autocarro. E anche nel 2013, come assicura Paggiarin, «saranno almeno 18 i milioni investiti nel nostro paese». 
Tutti soldi che servono per progredire tecnologicamente e per innovare processi e produzioni. E nessuno investe in innovazione se non ha davanti una prospettiva futura. Considerazione che conferma lo stesso Paggiarin sottolineando come «Michelin ha sempre avuto un attaccamento all’Italia e noi dall’Italia abbiamo sempre portato risultati positivi a Michelin».
E questa, in definitiva, è la migliore definizione di rapporto biunivoco.

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La redazione di Uomini e Trasporti

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