Dubbio legittimo che si sono posti molti autotrasportatori all’indomani dell’aumento dal 21 al 22% dell’IVA.
Al riguardo esistono più risposte. La prima risposta sgombra subito il campo da qualsiasi complicazione rispetto al momento in cui bisogna iniziare a emettere fatture con l’Iva al 22%. Al riguardo, infatti, non ci sono dubbi: che il trasporto sia stato già effettuato o che magari sia iniziato prima del 1° ottobre e poi sia stata completato dopo, non conta assolutamente nulla, per la semplice ragione che, ai fini Iva, il tempo in cui è stato compiuto il servizio coincide con quello in cui lo stesso venga pagato o il giorno in cui sia stata emessa la relativa fattura. Quindi, più che il «quando» si è trasportato, conta il «quando» si è fatturato. E dal 1° ottobre questa operazione dovrà per forza di cose tener conto dell’Iva al 22 %.
La seconda risposta, invece, costituisce in parte un’eccezione, resa possibile – diciamo così – da un comunicato con cui l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che, nel caso in cui «nella fase di prima applicazione ragioni di ordine tecnico impediscano di adeguare in modo rapido i software per la fatturazione e i misuratori fiscali, gli operatori potranno regolarizzare le fatture eventualmente emesse e i corrispettivi annotati in modo non corretto effettuando la variazione in aumento».
Cosa vuol dire? Vuol dire praticamente che se si sbaglia, perché non si tiene conto dell’aumento intervenuto (ovviamente, per problemi tecnici), non si incorre in sanzione, a patto che il corrispettivo determinato dall’aumento viene pagato, con l’aggiunta degli interessi eventualmente dovuti, in occasione del versamento del 27 dicembre, relativamente alle fatture di ottobre e novembre, nel caso in cui si ricorra a una liquidazione mensile, o con quello del 17 marzo 2014 rispetto alle fatture di dicembre.
È ovvio che l’Agenzia, considerati i tempi e l’incertezza che ha accompagnato l’entrata in vigore dell’aumento Iva, ha deciso di chiudere un occhio laddove le imprese non abbiano avuto modo di aggiornare i software o abbiamo riscontrato problemi tecnici nel farlo. Ma è una giustificazione a scadenza, che solleva dal pagamento di sanzioni, ma non dall’obbligo di pagare il «di più».