Continua a preoccupare lo smottamento del versante nord-occidentale del Mont La Saxe verso la frazione di La Palud, sopra la strada che porta al Traforo de Monte Bianco. «È una frana complicata, che non è rappresentata solo da quelle di centinaia di metri cubi che a breve si disgaggeranno: è una paleo frana di circa 8-9 milioni di metri cubi che sta interessando questa zona da 15 anni.» Ad affermarlo è stato il capo della Protezione civile Franco Gabrielli a seguito del suo sopralluogo di oggi a Courmayeur. «È una delle frane più monitorate d’Italia – ha spiegato poi Gabrielli – che al di là di insistere su un piccolo aggregato urbano può avere complicazioni sul sistema viario internazionale, perché siamo a ridosso dell’entrata del traforo del Monte Bianco e un interessamento non solo della porzione più importante, ma basterebbe anche di quella intermedia, bloccherebbe la viabilità internazionale per chissà quanto tempo».
Negli ultimi giorni l’accesso al tunnel è stato sospeso più volte e nella notte scorsa la situazione è ulteriormente peggiorata quando dalle pendici del monte sono scesi a valle circa ventimila metri cubi di roccia e pietre causando la chiusura sia della strada d’accesso al Traforo e sia del tunnel transalpino.
Partiranno quindi i lavori per la realizzazione un vallo di terra alto 9 metri, largo 20 e lungo 750, posto tra la montagna e il fiume Dora, che dovrà contenere i circa 400mila metri cubi di materiale che compongono la frana. Per realizzare la diga e le opere idrauliche connesse si stimano circa 5 mesi di lavori; un lotto da circa 5,8 milioni di euro, finanziato al 70% dalla protezione civile. Successivamente, un secondo lotto da 6 milioni riguarderà gli interventi per il monitoraggio della frana estesa, che saranno effettuati quando la fase emergenziale sarà terminata.
Gabrielli, parlando poi in generale della situazione del Paese, ha affermato che: «Servirebbero 40 miliardi di euro per mettere in sicurezza l’Italia. Sono censite 480 mila frane ma probabilmente sono quasi due milioni.».