Finalmente il fantomatico decreto Sblocca Italia arriva in Gazzetta Ufficiale (del 12 settembre), con un ritardo (era stato licenziato il 29 agosto) che non dipenderebbe – stando a quanto dichiarato dal governo – da contrasti tra i vari ministeri, ma soltanto dalla volontà di realizzare un testo di legge snello e ordinato. Cosa significa? Significa che alcune cose – forse troppo ingombranti, forse fuori luogo o forse ancora prive di sponsor pesanti – sono scomparse. E tra queste brilla l’autotrasporto, di cui praticamente non c’è traccia, come peraltro UeT.it aveva annunciato. Altre acquisiscono un’aurea pomposa, di principio, evitando di spingere il coltello nella carne viva dei costi. Ed è il caso della riforma delle Autorità portuali, che tantissimi esponenti governativi hanno giurato e spergiurato di voler operare nel senso di una drastica riduzione (15 al posto delle attuali 25), ma poi hanno incontrato ragioni più forti per ravvedersi o per rinviare l’argomento in un tempo di là da venire. Il rinvio, a dire il vero, in questo caso suona quasi aulico. Perché nel decreto si parla di disegno strategico in grado di tenere insieme porti, interporti e ferrovie, per farli dialogare piuttosto che tenerli in concorrenza. Che in termini logistici è poco più che un’ovvietà, ma che in Italia, fuori dai convegni, non ha mai trovato sostenitori. Adesso si preannuncia il miracolo: questo disegno strategico, ribattezzato (con scarsa originalità) «Piano nazionale della logistica», verrà stilato «entro 90 giorni».
Tutto si trova nell’articolo 29 del decreto composto di due commi e di altrettante misure: la prima riguarda appunto la stesura del Piano; la seconda si riferisce invece alla redazione da parte delle autorità portuali di un resoconto dei progetti in corso di realizzazione o da intraprendere. Il tutto va fatto in 30 giorni, perché poi nei 60 successivi il governo vorrebbe valutare i progetti. In pratica, siccome il piano va fatto entro 90 giorni e siccome il piano avrà ad oggetto sostanzialmente la riforma dei porti, tutto il materiale rispetto a questi ultimi va preparato prima per poterlo poi far confluire nel piano stesso.
È chiaro che qualcosa non funziona. O meglio è chiaro che il piano non potrà essere prodotto in 90 giorni, ma piuttosto intrapreso in 90 giorni al massimo. E comunque alla fine dell’iter non si avrà una legge, ma una pianificazione strategica di principio. Parole, più che fatti. E di questi tempi non sono sufficienti.