Il tribunale fallimentare di Milano ha dichiarato lo stato di insolvenza di Ilva Spa nell’ambito della procedura di amministrazione straordinaria, accogliendo il ricorso depositato lo scorso 21 gennaio dal commissario straordinario del gruppo in base alla legge Marzano e fissando per il 29 giugno prossimo l’adunanza dei creditori per l’esame dello stato passivo.
Una decisione che arriva il giorno successivo all’incontro governo e associazioni, in cui l’autotrasporto aveva avanzato precise richieste. Per la precisione Anita, Fisi Confetra, Fai-Conftrasporto, Confartigianato Trasporti, Cna-Fita e Trasportounito, nell’incontro presso il ministero dello Sviluppo Economico con i commissari straordinari Corrado Carrubba e Enrico Laghi, alla presenza del responsabile dell’unità per la gestione delle vertenze delle imprese in crisi, Giampietro Castano, in rappresentanza del ministro Federica Guidi, aveva fatto presente lo stato di sofferenza delle imprese non soltanto per il futuro, ma in particolare per il recupero dei crediti maturati prima della dichiarazione di amministrazione straordinaria. Il rappresentante del governo avrebbe tentato di rassicurarli spiegando che «in parlamento è depositato un pacchetto di emendamenti che qualificherebbe i trasportatori quali creditori strategici del gruppo siderurgico».
Ma le associazioni hanno ribattuto che c’è bisogno di certezze e hanno richiesto al governo provvedimenti straordinari, anche di natura finanziaria e fiscale, per garantire l’immediata liquidità necessaria agli operatori per assicurare il funzionamento degli impianti. Senza questi provvedimenti – hanno spiegato – imprese non saranno nelle condizioni di poter assicurare i servizi di trasporto.
Fino a oggi, infatti, è stato spiegato che, durante tutta la fase della protesta iniziata da più di una settimana, i presidi non hanno impedito l’ingresso dei mezzi per l’approvvigionamento dei materiali essenziali per garantire la sicurezza degli impianti e salvaguardare l’attività dello stabilimento. Se oggi l’azienda comunica il blocco degli stabilimenti per mancanza di materie prime, la colpa – hanno aggiunto – non è degli autotrasportatori ma del blocco dei rifornimenti da parte di alcune aziende dell’indotto, stanche evidentemente di attendere invano i crediti che vantano.
L’unico elemento di speranza nella vicenda proviene da un emendamento al decreto Ilva per riuscire a trasferire dalla banca svizzera Ubs all’amministrazione giudiziaria quasi 2 miliardi sequestrati ai Riva. L’emendamento presentato dal presidente della Commissione Industria Massimo Mucchetti, conferisce all’Amministrazione Straordinaria la possibilità di emettere obbligazioni a garanzia dei fondi sequestrati come richiesto dai giudici di Zurigo per consentire il trasferimento dei fondi.