Cambia il rimborso delle accise per l’autotrasporto. E cambia – per parafrasare – un po’ per non morire, un po’ per rendere possibile diverse altre misure. Andiamo a scoprirne i dettagli traendoli dal testo della legge di Stabilità già approvata dalla Camera e in attesa che il Senato ne confermi il contenuto. Conferma, questa, abbastanza scontata, anche se in politica, fino a quando i giochi non sono definitivi, non è mai detta l’ultima parola.
La novità relativa ai rimborsi delle accise che scatterà dal prossimo 1° gennaio riguarda l’estromissione dal credito di imposta dei veicoli euro 2 e inferiori. Ora, considerato che attualmente il parco degli autocarri per trasporto merci è composto, dopo le flessioni degli ultimi anni, da circa 4 milioni di veicoli, che soltanto 500 mila scarsi vanno oltre le 3,5 ton (dati Aci) e di questi soltanto quelli a partire dalle 7,5 ton usufruisce dei rimborsi accise, alla fine a essere interessati dalla misura sono meno di 300.000 veicoli. Fino allo scorso anno i rimborsi tagliavano fuori dagli euro 0 in giù, che sono la fetta più grande del parco. Dal 2016 verranno tagliati fuori gli euro 1 e gli euro 2, veicoli che almeno nel 2012 rappresentavano circa il 22% del parco sopra le 3,5 ton. Eliminando i rimborsi a questi veicoli si ottengono quindi risparmi considerevoli. Quanti? Stando alla quantificazione contenuta nella stessa legge di Stabilità, si parla di un risparmio di 160 milioni di euro da qui al 2020, per poi scendere a 80 milioni nel 2021 e a 40 milioni nel 2022. Poi, per verificare se effettivamente queste previsioni sono realistiche, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della legge di Stabilità il ministero dell’Economia in concerto con quello delle Infrastrutture emanerà un decreto con cui definire le modalità di monitoraggio delle risorse e quindi, se effettivamente si verifichino scostamenti, l’Agenzia delle dogane, entro il 31 ottobre di ciascun anno, comunica il valore dello scostamento al ministero dell’Economia e a quello delle Infrastrutture, che li quantificano con decreto.
Ma i numeri, però, fanno sembrare certo il fatto che ci siano risparmi, tanto che già nella legge di Stabilità si prevede come spenderli. Per la precisione il 15% servirà a interventi – definiti in un decreto ad hoc – per favorire l’acquisto di veicoli di ultima generazione destinati al servizio dell’autotrasporto di merci su strada. Ma per evitare che questa misura possa essere interpretata a Bruxelles come “aiuto di Stato”, l’ipotesi è quella di agire sulla leva finanziaria e in particolare di sollevare gli acquirenti dal pagamento degli interessi dovuti per il finanziamento. Ma i dettagli di questo operazione saranno chiariti con il nuovo anno.
L’85% dei risparmi, invece, stando a quanto scritto sulla legge di Stabilità, dovrebbe servire ad alimentare un fondo finalizzato all’acquisto o al noleggio di veicoli adibiti al trasporto pubblico locale e regionale.
Altri soldi, poi, vanno a finire allo sviluppo dell’intermodalità. Per la precisione:
– 45,4 milioni di euro per il 2016, 44,1 milioni di euro per il 2017 e di 48,9 milioni di euro per il 2018 serviranno a fornire contributi a favore di progetti finalizzati a migliorare la catena intermodale e ad avviare nuovi servizi marittimi per il trasporto combinato delle merci o il miglioramento dei servizi su rotte esistenti;
– 20 milioni per il triennio per concedere contributi ai servizi di trasporto ferroviario intermodale, anche se le modalità operative saranno definite con il solito decreto da approvare entro trenta giorni dell’entrata in vigore della legge di Stabilità;
– 10 milioni per rendere operativa la sezione speciale per l’autotrasporto istituita nell’ambito del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese.
Infine, sempre i risparmi sulle accise dovrebbero servire a salvare le deduzioni forfetarie delle spese non documentate, che già lo scorso anno erano state messe in forse. In base alla legge di Stabilità tali deduzioni spetteranno in un’unica misura per i trasporti effettuati personalmente dall’imprenditore oltre il territorio del Comune in cui ha sede l’impresa e, nella misura del 35% dell’importo così definito, per i trasporti personalmente effettuati dall’imprenditore all’interno del Comune in cui ha sede l’impresa.