Nel trasporto di animali vivi verso la Turchia 7 camion su 10 violano sistematicamente il regolamento europeo 1/2005, causando forti sofferenze agli animali trasportati. La denuncia proviene dalle associazioni di protezione animale Animal welfare foundation (Germania) e Tierschutzbund Zurich (Svizzera), supportati anche da Compassion in world farming (Ciwf).
Tra il 2010 e il 2015 dall’UE alla Turchia sono state trasportate 900.000 pecore, 850.000 bovini e 5.000 capre, un numero che si prevede crescerà nell’anno in corso. In questi 5 anni le associazioni hanno effettuato ispezioni al confine turco a Kapikule su 352 camion con animali, di cui 247 (il 70%) violavano uno o più punti delle normative europee sul trasporto. Anche tutti e sei i carichi provenienti dall’Italia ispezionati erano fuori norma.
I risultati delle ispezioni sono riassunti in un dossier di 1.000 pagine, in cui si afferma che le inadempienze «non sono eventi casuali relativi a singole aziende di trasporto, ma violazioni sistematiche. Nessuno dei 13 Stati Membri dell’Ue da cui provengono gli animali ha cioè i dati in regola. L’Ue è consapevole di questo grave problema ma sta a guardare, mentre gli Stati Membri seguono le intenzioni politiche dei loro governi di esportare le proprie eccedenze di animali». Le esportazioni dal nostro Paese sono quadruplicate tra il 2014 e il 2015, passando da 1000 a 4000.
Tra le infrazioni più diffuse la mancanza di stalli per scaricare e nutrire gli animali. Ma si registrano anche violazioni dei tempi di guida, dichiarazioni false sulle pause per il riposo, temperature estreme, mancanza di riserve d’acqua e cibo, sovraccarico di animali, spazio insufficiente per il capo degli animali, lettiere mancanti e conducenti non formati. E dopo l’attraversamento del confine, l’Unione Europea non è più competente per il controllo dei carichi di animali e per il sanzionamento di coloro che violano la normativa.
«Feriti o morenti gli animali sono lasciati al loro destino – spiega il rapporto – e quelli deceduti rimangono a bordo dei camion fino a destinazione». Le organizzazioni di protezione animale rimproverano all’Ue e agli Stati Membri di tollerare questi trasporti, che rappresentano delle torture, solo per interessi economici, ovvero «per dare sollievo al mercato interno di animali da allevamento cercando di mantenere i prezzi stabili».