Il mondo del trasporto è a una svolta elettrica, ma per portarla al termine c’è bisogno di ingenti investimenti e considerevoli risorse finanziarie, sottoposte per di più a forti contrazioni dopo l’esplosione del coronavirus. È questo il motivo che deve aver spinto Daimler Truck e Volvo Group, due delle maggiori realtà mondiali del settore, a unire le forze e a dar vita a un accordo di portata storica per la creazione di una joint-venture paritetica del valore di 1,2 miliardi, finalizzata alla produzione in serie di celle a combustibile che convertono l’idrogeno in energia elettrica per alimentare i veicoli. La nuova società sarà indipendente e autonoma e vedrà appunto una partecipazione al 50% dei due gruppi. Per adesso siamo nell’area di una stretta di mano, peraltro definita non vincolante, ma c’è l’impegno di arrivare a definire l’accordo entro il terzo trimestre dell’anno, per poi apporre la firma definitiva entro fine 2020.
Dal punto di vista operativo, infatti, l’apporto delle due società sarà differente. Daimler, infatti, beneficia e conferisce anni di esperienza nella tecnologia delle celle a combustibile e anche nei sistemi di stoccaggio dell’idrogeno, accumulati tramite la Mercedes-Benz Fuel Cell GmbH, società con sede a Nebern e impianti in Germania e Canada. Addirittura, il primo veicolo sperimentale con questa tecnologia, il Necar 1, risale al lontano 1994, mentre nei veicoli pesanti, tra il 1997 e il 2002, sono stati costruiti due autobus, l’O405 NeBus e il Citaro E-Cell, trenta dei quali sottoposti anche a test su strada.
Dal canto suo il Gruppo Volvo si impegna a conferire nella nascente joint venture 600 milioni di euro in contanti e senza indebitamento.
Dall’unione scaturirà più forza per tutti?
È presto per dirlo, ma di sicuro servirà a creare un competitore europeo ai brand giapponesi che su questo tipo di tecnologia hanno accumulato qualche metro di vantaggio. Così com’è certo che aiuterà – come si dice espressamente in una nota – a ridurre «i costi di sviluppo per entrambe le società» e ad accelerare «l’introduzione sul mercato dei sistemi a celle a combustibile nei mezzi utilizzati per il trasporto pesante e per le applicazioni a lungo raggio». In questo modo, tramite una «cooperazione diventata ancora più necessaria», si punta anche a raggiungere gli obiettivi del Green Deal entro un periodo di tempo fattibile.
Entro quanto tempo sarà raggiunto questo obiettivo?
Martin Baum, presidente del consiglio di amministrazione di Daimler Truck AG, sostiene che i primi «autocarri pesanti a idrogeno» vedranno la luce nella «seconda metà del decennio». Un obiettivo, certo, ma perché si possa raggiungere – gli fa eco Martin Lundstedt, presidente e CEO di Volvo Group – «anche altre aziende e istituzioni devono sostenere e contribuire a questo sviluppo, soprattutto nella creazione delle infrastrutture necessarie per la distribuzione dell’idrogeno». Detto altrimenti è necessario che ognuno faccia la sua parte, altrimenti lo sforzo dei singoli, seppure delle dimensioni dei due firmatari della nascente joint venture, potrebbe non essere sufficiente.
È appena il caso di ricordare, anche per dare all’operazione un perimetro adeguato, quanto i protagonisti di questo accordo hanno alle spalle. Dietro a Volvo Ab ci sono Volvo Trucks, Renault Trucks, Mack, UD (ex-Nissan Diesel), Eicher e Volvo Buses. Daimler Trucks è il leader mondiale nella produzione di veicoli commerciali e possiede Mercedes-Benz, Freightliner, Fuso, Western Star, BharatBenz, Setra e Thomas Built Buses.
In termini azionari, poi, i due gruppi hanno già qualcosa in comune: il costruttore cinese Geely, che detiene una quota vicina al 10% in Daimler e il 15,6% di diritti di voto in Volvo Group.